Nel referendum di giovedì 23 giugno, il 51,9 per cento dei britannici ha detto di voler lasciare l’Unione europea, contro il 48,1 per cento che preferirebbe restare. Il premier David Cameron ha annunciato le sue dimissioni entro ottobre.
L’Europa non è nata a Schengen, a Maastricht e nemmeno a Lisbona, ma a Srebrenica nel 1995 con l’ondata di rabbia che seguì in ogni paese quando si scoprirono quei massacri, o a Genova nel 2001 – quando per la prima volta temi come l’ecologia, un nuovo welfare, i diritti civili, il pacifismo e il contrasto a un capitalismo estrattivo furono posti al centro dell’agenda politica. Leggi
I paesi fondatori dell’Unione europea vogliono che Londra avvii al più presto i negoziati per l’uscita dal blocco: lo ha dichiarato il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, che oggi ha riunito a Berlino i ministri degli esteri degli altri cinque paesi che sessant’anni fa hanno fondato l’Unione.
Francia, Italia, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo hanno scelto quindi di esercitare pressione sul governo britannico, per evitare che si prolunghi una fase di instabilità, dopo che la maggioranza dei suoi cittadini si è espressa a favore dell’uscita dalla comunità nel referendum del 23 giugno. “I negoziati devono cominciare il prima possibile”, ha dichiarato a nome di tutti Steinmeier, circondato dalle bandiere azzurre dell’Unione e dagli altri ministri.
A Lambeth, la circoscrizione di Londra sud in cui vivo, misto di lingue e di etnie, lavoratori e giovani professionisti, il 79 per cento ha votato per restare nell’Unione europea. Ancora a dieci minuti dalla chiusura dei seggi, attivisti entusiasti continuavano a distribuire volantini a favore del remain, salutati con allegria dalla gente che usciva dalla metropolitana di Brixton. Leggi
Sex Pistols, The Specials, The Kinks, The Jam, Blur, The Smiths, PJ Harvey, The Clash, Joe Jackson, Monty Python: un po’ di musica per affrontare i risultati del referendum. Leggi
Mentre David Cameron ha annunciato le sue dimissioni subito dopo la vittoria della Brexit, il leader del partito per l’indipendenza del Regno Unito (Ukip) Nigel Farage, ha esultato, dichiarando pubblicamente il 23 giugno festa dell’indipendenza nazionale. Leggi
I mercati avevano scommesso sulla vittoria dei sostenitori dell’Unione europea al referendum, ma la vittoria della Brexit li ha scioccati; da Tokyo a New York tutti gli indici delle borse hanno accusato pesanti perdite. Ecco secondo gli analisti chi potrebbe guadagnare e chi invece potrebbe perdere dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Leggi
Il 23 giugno del 2016 i cittadini britannici hanno votato a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. L’opzione leave ha vinto con il 51,9 per cento, contro il 48,1 per cento del remain. L’Economist definisce il risultato “una tragica separazione”, mentre il Financial Times parla di quello che sarà “il divorzio più complicato del mondo”. Leggi
Secondo i giornali europei la vittoria del leave nel referendum del 23 giugno sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea è una pessima notizia per l’Europa, che ne esce indebolita come entità e come progetto, ma anche per il Regno Unito, che compie un salto nel buio. Leggi
L’impensabile è diventato irreversibile. Solo un anno fa pochissime persone avrebbero immaginato che schiere di cittadini britannici che amano lamentarsi dell’Unione europea avrebbero votato per l’uscita. Eppure, dalle prime ore del 24 giugno, è stato chiaro che, dopo più di quattro decenni nell’Ue, gli elettori erano pronti a fare un salto nell’ignoto. Leggi
Il 23 giugno i cittadini britannici hanno votato in favore dell’uscita dall’Unione europea con il 51,9 per cento dei voti. Il premier britannico David Cameron, dopo aver ricevuto i dati definitivi del referendum, ha annunciato le dimissioni. Leggi
I cittadini britannici hanno votato a favore dell’uscita dall’Unione europea con il 51,9 per cento dei voti. Le reazioni del primo ministro David Cameron, del leader dell’Ukip Nigel Farage, del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e di alcuni cittadini londinesi. Le immagini dell’Afp. Leggi
Per il referendum sulla Brexit del 23 giugno si è votato in 382 circoscrizioni. Il leave (lasciare) ha vinto con il 51,9 per cento, contro il 48,1 per cento del remain (restare): i cittadini che vogliono lasciare l’Unione europea sono 17,4 milioni, contro i 16,1 milioni che vogliono rimanere. L’affluenza è stata del 72,2 per cento.
Il 23 giugno gli elettori britannici hanno votato a favore dell’uscita del loro paese dall’Unione europea. Il leave (lasciare) ha vinto con il 51,9 per cento, contro il 48,1 per cento del remain (restare). I giornali britannici reagiscono soprattutto con sgomento a una notizia che cambierà la storia del paese e dell’Europa. Leggi
Nicola Sturgeon, prima ministra scozzese e leader dello Scottish national party, ha dichiarato che l’opzione per un secondo referendum è “sul tavolo”. Ci sono molte persone che hanno votato contro l’indipendenza che hanno cambiato idea in seguito al referendum sulla Brexit, ha spiegato Sturgeon.
Nicola Sturgeon ha commentato: “Sono orgogliosa della Scozia e di come abbiamo votato ieri. Abbiamo detto chiaramente che non vogliamo lasciare l’Unione europea”.
Il “divorzio” tra Regno Unito e Unione europea non sarà una cosa semplice. Le procedure esistono ma non sono mai state usate. Cosa dicono i trattati? Chi deve fare il primo passo? Leggi
È difficile ora prevedere cosa succederà nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Ma alcuni elementi di riflessione sono già presenti: sul futuro del Regno Unito, sulle conseguenze per l’Unione europea e sulla democrazia. Leggi
Il candidato repubblicano alla presidenza statunitense si è congratulato con i cittadini britannici, che secondo lui “si sono ripresi il loro paese”. Lo ha fatto mentre inaugurava il suo villaggio turistico Trump Turnberry in Scozia.
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