In Spagna domenica 24 maggio si è votato per le elezioni regionali e amministrative. I due grandi partiti tradizionali, socialisti e popolari, hanno perso consensi a favore dei due movimenti Podemos e Ciudadanos
L’epoca delle maggioranze assolute è finita e il bipartitismo è in crisi. Un’attivista legata al movimento degli indignados sarà sindaca di Barcellona. La frammentazione politica è sempre più profonda, specie nelle grandi città. Sono solo alcune delle conclusioni che si possono trarre dalle elezioni amministrative e regionali del 24 maggio in Spagna. Leggi
La nuova sindaca di Barcellona Ada Colau, 41 anni, laureata in filosofia, ha un passato come leader dei movimenti di lotta per la casa e fino a qualche tempo fa era considerata dai popolari al governo “una pericolosa attivista”. Leggi
Nelle elezioni amministrative spagnole di domenica 24 maggio i movimenti Podemos e Ciudadanos hanno guadagnato molti seggi a scapito dei partiti tradizionali come il Partito popolare e il Partito socialista.
Nel complesso il Partito popolare, che ha vinto le elezioni politiche nel 2011, è ancora il primo partito spagnolo, ma con il 27 per cento dei voti. Dal 2011 il partito del premier Mariano Rajoy ha perso il 40 per cento dei consensi. Il secondo partito è il Partito socialista con il 25 per cento dei voti. Se si considerano i risultati nelle cinque città più importanti del paese (Madrid, Barcellona, Valencia, Siviglia e Málaga), il Partito popolare potrà governare solo a Málaga, dove dovrà chiedere l’appoggio di Ciudadanos. I risultati nelle città più grandi.
Madrid. Dopo vent’anni di governo popolare, nella capitale ha vinto la candidata del Pp Esperanza Aguirre, ma la sindaca non ha la maggioranza del consiglio comunale perché i popolari hanno solo 21 seggi. Ahora Madrid, la coalizione nella quale è confluito Podemos, ha preso 20 seggi e potrebbe governare se si alleasse con il Partito socialista che ha preso 9 seggi. In questo caso la sindaca sarebbe Manuela Carmena. Ciudadanos ha guadagnato 7 seggi ed è diventata la quarta forza politica della città.
Barcellona. La candidata di Podemos, Ada Colau, ha vinto nella capitale catalana, sconfiggendo anche il candidato autonomista. Colau, che ha conquistato 11 seggi, ha condotto la sua campagna elettorale impegnandosi a risolvere il problema abitativo, la disoccupazione e a fermare gli sfratti. Il grande sconfitto di Barcellona è il Partito socialista che è passato da seconda a quinta forza della città (da 11 a 4 seggi). Il partito autonomista CiU (10 seggi) ha perso cinque seggi. Il movimento Ciudadanos ne ha presi cinque, il Partito popolare tre. “È stata la battaglia di Davide contro Golia”, ha detto commentando la vittoria Ada Colau, assicurando che “non ci saranno più cittadini di serie B”.
Valencia. Il Partito popolare ha ottenuto più voti però ha perso metà dei suoi seggi (passa da 20 a dieci consiglieri). Ciudadanos ha conquistato sei seggi. Il Partito socialista, che era la seconda forza politica, diventa il quarto partito con quattro seggi. Valencia En Común, la lista in cui è confluito Podemos, ha preso tre seggi.
Siviglia. Il sindaco uscente del Partito popolare, Juan Ignacio Zoido, perde la maggioranza assoluta del consiglio comunale. Il Partito socialista conserva i suoi undici seggi, ma gli manca un seggio per ottenere la maggioranza. Potrebbe formare una giunta con Participa Sevilla (tre seggi).
Málaga. Il Partito popolare è ancora la forza politica più votata della città (13 seggi), ma ha ottenuto il suo peggior risultato dal 1991 e ha perso sei seggi e la maggioranza assoluta. Il Partito socialista conserva i suoi nove seggi. Entrano nel consiglio comunale per la prima volta Podemos con la lista Málaga Ahora (quattro seggi) e Ciudadanos (tre seggi). Il Pp potrebbe governare con un accordo con Ciudadanos.
Secondo i primi exit poll, il partito popolare è il partito che ha ottenuto più voti nelle elezioni locali spagnole, ma senza nessuna maggioranza assoluta. Reuters
Più di 35 milioni di spagnoli sono chiamati oggi alle urne per le elezioni regionali e amministrative, tra le più incerte della storia recente della Spagna. Si vota in 13 delle 17 comunità autonome in cui è diviso il paese per il rinnovo dei parlamenti locali, mentre nelle città si eleggono le giunte comunali. I due grandi partiti tradizionali, il Partito popolare del premier Mariano Rajoy e i socialisti del giovane leader Pedro Sanchez devono difendersi da due formazioni eredi del movimento degli indignados del 2011, Podemos e Ciudadanos.
I sondaggi danno molto incerto l’esito del voto a Madrid e Barcellona. Le liste appoggiate da Podemos sono date al testa a testa nella capitale con quella del Partido Popular di Rajoy, e a Barcellona con il sindaco uscente nazionalista catalano Xavier Trias. I primi risultati reali attendibili sono previsti verso le 22.30. Le comunità autonome in cui non si voterà sono l’Andalusia (dove le elezioni si sono svolte il 22 marzo), la Catalogna (che voterà il 27 settembre), i Paesi Baschi e la Galizia (che voteranno nel 2016).
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