La struttura è stata fatta saltare in aria il 30 maggio, dieci giorni dopo la conquista dell’antica città, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, da parte dei jihadisti. Per ora il patrimonio culturale della città è stato risparmiato
Il gruppo Stato islamico ha distrutto il carcere di Palmyra, uno dei simboli del regime siriano. La struttura è stata fatta saltare in aria il 30 maggio, dieci giorni dopo la conquista dell’antica città, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, da parte dei jihadisti. Era stata costruita negli anni venti del novecento, sotto il mandato francese, inizialmente per servire come caserma militare. Hafez al Assad, il padre dell’attuale presidente, l’aveva riconvertita in un penitenziario di massa, dove negli anni ottanta sono stati imprigionati, fucilati o impiccati migliaia dei suoi oppositori politici, primi tra tutti i militanti dei Fratelli musulmani.
Chiuso perché fatiscente nel 2001, poco dopo l’arrivo al potere di Bashar al Assad, il carcere è stato riaperto nel 2011, per assorbire il flusso dei manifestanti arrestati durante la repressione delle rivolte contro il governo. Ma la sua distruzione non ha causato entusiasmo all’interno dei vari gruppi che si oppongono al regime siriano, dato che la maggior parte dei ribelli considera lo Stato islamico come un nemico. Abderrahman Saleh, portavoce del gruppo armato l’Esercito dell’islam ha scritto su Twitter che la distruzione del carcere di Palmyra “contribuisce a cancellare le prove dei crimini commessi dalla famiglia Al Assad”.
La caduta di Ramadi, conquistata dal gruppo Stato islamico il 20 maggio, non è stata una notizia inattesa. La caduta di Palmyra il 22 maggio, invece, è stata davvero un evento importante, perché è la prova che il morale dell’esercito siriano sta cominciando a vacillare. Leggi
Almeno 400 civili, per la maggior parte donne e bambini, sono stati uccisi dai combattenti del gruppo Stato islamico a Tadmor (Palmyra), da quando i jihadisti hanno preso il controllo della città siriana il 20 maggio scorso. Lo ha riferito l’agenzia di stato siriana, citata dalla Reuters. La notizia non è ancora stata verificata, ma i media internazionali confermano di aver raccolto numerose testimonianze sulle esecuzioni commesse negli ultimi giorni in città.
“I terroristi hanno ucciso più di 400 persone, e mutilato i loro corpi, con il pretesto che collaboravano con il governo e non seguivano gli ordini” ha annunciato l’agenzia di stato siriana, citando alcuni residenti. L’esercito siriano sarebbe intanto pronto a dispiegare le proprie truppe nell’area di Tadmor per preparare un contrattacco e riconquistare la città.
I combattenti del gruppo Stato islamico sono entrati nel museo di Palmyra, l’antica città a 250 chilometri da Damasco tra i luoghi patrimonio dell’umanità secondo l’Unesco. Lo ha riferito il direttore del dipartimento dei musei e delle antichità di Damasco aggiungendo che l’incursione è avvenuta nel pomeriggio del 22 maggio. I jihadisti, ha spiegato la fonte, si sono chiusi dentro il museo ma per ora non avrebbero danneggiato i reperti.
Secondo il Financial Times, con la conquista di Tadmor (Palmyra) ora il gruppo terroristico ha accesso a basi militari e zone ricche di gas naturali d’importanza strategica fondamentale, oltre alle autostrade che portano alla capitale Damasco e alla città di Homs, nel centro del paese.
Secondo le Nazioni Unite, un terzo dei duecentomila abitanti di Tadmor (Palmyra) è scappato dalla città caduta sotto il controllo del gruppo Stato islamico.
Secondo Rami Abdulrahman, fondatore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, i jihadisti sono entrati nell’antico sito archeologico di Palmyra il 21 maggio, ma non ci sono conferme che i monumenti siano stati distrutti.
Intanto l’università di Al Azhar, in Egitto, ha fatto appello a tutto il mondo musulmano perché gli scavi di Palmyra siano salvaguardati. Al Azhar ha sottolineato che la distruzione del patrimonio artistico mondiale è vietato anche dall’islam. La direttrice dell’Unesco Irina Bokova ha detto: “Possiamo avere fedi diverse, ma dobbiamo proteggere queste memorie della storia”. L’Unesco ha definito Palmyra “un crocevia tra l’impero romano, l’antica Persia e l’estremo oriente. La testimonianza della diversità culturale dell’antichità”.
È bastato che i jihadisti dello Stato islamico si impadronissero di Palmyra e di uno dei più bei siti archeologici del mondo perché la guerra in Iraq e Siria tornasse d’attualità, con una forza che i massacri quotidiani, la tortura generalizzata e le città distrutte dalle bombe non avevano mai avuto. Leggi
I jihadisti dello Stato islamico hanno raggiunto l’ultimo tratto della frontiera tra Siria e Iraq controllata dalle forze governative. Lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani, dopo il ritiro dell’esercito dal valico di Al Tanf e l’avanzata dei combattenti nella città di Tadmor (Palmyra).
Lo Stato islamico ora controlla più di 95mila chilometri quadrati della Siria, il cinquanta per cento del suo territorio, sostiene l’Osservatorio. I miliiziani occupano le province di Deir Ezzor e di Raqqa, e hanno una forte presenza a Hasakeh, Aleppo, Homs e Hama.
Giovedì 21 maggio le Nazioni Unite hanno ricevuto testimonianze secondo cuile forze siriane hanno impedito ai civili di lasciare Palmyra, dopo la conquista da parte dei jihadisti, e hanno espresso preoccupazione per i siriani rimasti intrappolati nella zona.
Le Nazioni Unite hanno espresso “profonda preoccupazione” per il destino dei civili rimasti nella città siriana di Palmyra, da ieri sotto il controllo totale del gruppo Stato islamico. Diverse testimonianze hanno riferito di “esecuzioni sommarie” e di perquisizioni casa per casa da parte dei jihadisti alla ricerca di persone vicine al governo. Secondo l’Onu, circa un terzo dei 200mila abitanti della città potrebbero essere fuggiti durante i combattimenti tra forze governative e jihadisti nei giorni scorsi. Ma alcune “fonti credibili” hanno raccontato all’organizzazione che le forze siriane presenti in città avrebbero impedito ai civili di fuggire prima della conquista dei jihadisti.
Secondo Ravina Shamdasani, portavoce dell’Onu a Ginevra, diverse persone hanno raccontato che gran parte della popolazione ha potuto lasciare la città solo tra il 20 e il 21 maggio, quando anche le forze governative si sono ritirate. La tv di stato aveva affermato invece che i soldati si erano ritirati solo dopo aver assicurato la fuga della maggior parte della popolazione.
Inserita dall’Unesco tra i luoghi patrimonio dell’umanità, l’aerea archeologica di Palmyra, l’antica città a 250 chilometri da Damasco, rischia di essere distrutta dal gruppo Stato islamico, che ne ha preso il controllo in seguito a violenti scontri con le forze governative. Leggi
Dopo giorni di intensi combattimenti la città siriana di Palmyra, sito archeologico patrimonio dell’umanità dell’Unesco, è caduta totalmente nelle mani dei jihadisti dello Stato islamico, che ora controllano l’aeroporto, la base militare, la prigione e il quartier generale dell’intelligence. Più di cento soldati delle forze governative siriane sono rimasti uccisi questa notte negli scontri. Con la conquista di Palmyra ora lo Stato islamico controlla il 50 per cento del territorio siriano.
L’esercito si è ritirato dalla città, secondo la televisione di stato. Per ora non ci sono notizie della distruzione del patrimonio archeologico, secondo Rami Abdulrahman, direttore dell’ong Osservatorio siriano per i diritti umani.
Le forze governative siriane si sono ritirate dalla città di Palmyra, quasi completamente caduta sotto il controllo del gruppo Stato islamico. Lo ha annunciato la tv di stato siriana. Gran parte della popolazione civile di Palmyra, uno dei principali siti archeologici del Medio Oriente, sarebbe fuggita prima del ritiro delle truppe. Si tratta della prima volta che i jihadisti prendono il controllo di una città direttamente dalle mani dell’esercito e dei suoi alleati.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, non è ancora chiaro quale sia il destino di alcune postazioni controllate dall’esercito e della principale prigione militare della città.
I jihadisti dello Stato islamico controllano la quasi totalità della città antica di Palmyra, il sito archeologico patrimonio dell’umanità dell’Unesco da giorni al centro dell’offensiva del gruppo. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le forze governative si sono ritirate da diversi settori della città, ma restano sotto il loro controllo il carcere e la sede dei servizi segreti.
Nel corso della giornata i jihadisti si erano impossessati anche della zona nord di Tadmur, città vicina a Palmyra. Le forze governative hanno fatto allontanare i residenti e stanno combattendo nelle strade della città.
In un comunicato, la direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, ha espresso la sua preoccupazione per la situazione nella città antica di Palmyra e ha chiesto la fine immediata delle ostilità. Centinaia di statue e reperti sono già stati portati in salvo, ma i monumenti grandi e le rovine della città non possono essere spostati.
I miliziani del gruppo Stato islamico controllano circa un terzo della città di Palmyra nella Siria centrale, sito archeologico tra i più importanti del Medio Oriente e patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Lo ha riferito l’osservatorio siriano per i diritti umani, un’ong vicina alle opposizioni.
La stessa fonte parla di intensi scontri tra i jihadisti e le forze governative siriane nella zona nord della città moderna, a diversi chilometri dalle rovine romane. Nella notte ci sono stati nuovi raid aerei dell’aviazione siriana.
I jihadisti del gruppo Stato islamico sono stati fermati alle porte di Palmyra, in Siria. L’area archeologica fa parte dei sei siti siriani dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco: tutti sono minacciati dalla guerra in corso. Lo stesso succede in Iraq, dove ci sono quattro siti Unesco di cui due a rischio.
Le forze del regime siriano hanno respinto i combattenti del gruppo Stato islamico dal nord della città di Palmyra, sito archeologico tra i più importanti del Medio Oriente e patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i jihadisti si sono ritirati dalla maggior parte dei quartieri del nord della città, il giorno dopo averne preso il controllo. Gli scontri con l’esercito di Damasco continuano nel quartiere periferico di Amiriya.
Il governatore della provincia di Homs ha confermato la notizia, aggiungendo che l’esercito ha ripreso il controllo di alcuni siti strategici nella città e nei suoi dintorni, come la sede della radio e della televisione e alcuni posti di blocco.
L’Osservatorio ha annunciato anche che nell’operazione delle forze statunitensi in cui è stato ucciso il comandante dello Stato islamico Abu Sayyaf sono morti anche altri 32 rappresentanti del gruppo, tra cui altri tre capi.
Il giorno dopo l’ingresso dei jihadisti dello Stato islamico nella zona nord di Palmyra, uno dei siti archeologici più importanti del Medio Oriente e patrimonio dell’umanità dell’Unesco, le forze del regime siriano si stanno scontrando con i combattenti del gruppo per il controllo della città. Ieri 16 maggio i jihadisti hanno guadagnato terreno nella zona nord della città e negli scontri sono morte oltre cinquanta persone, tra soldati e combattenti, secondo l’Osservatorio siriano per i i diritti umani.
Mercoledì 13 maggio il gruppo ha lanciato l’assalto alla città, considerata d’importanza strategica data la sua posizione vicina ad alcuni giacimenti di gas e sulla strada tra Damasco e la città orientale Deir al Zaour, di cui esercito e ribelli si contendono il controllo. Prendendo possesso della zona, inoltre, i jihadisti avrebbero accesso al grande deserto siriano, che confina con la provincia irachena di Al Anbar, anch’essa sotto l’attacco del gruppo. Palmyra inoltre ha una rilevanza particolare per la propaganda dello Stato islamico, dato il valore artistico e culturale delle rovine risalente al I e al III secolo dC.
I combattenti del gruppo Stato islamico si stanno avvicinando alla città di Tadmur, nel centro della Siria, dove si trova Palmyra, uno dei siti archeologici più importanti del Medio Oriente, patrimonio dell’umanità dell’Unesco. A lanciare l’allarme è l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo il quale i jihadisti sarebbero ad appena due chilometri dalle rovine di Palmyra.
In un messaggio su Twitter, i combattenti hanno annunciato di aver preso il controllo di alcune zone settentrionali e orientali di Tadmur, dopo una veloce avanzata nel deserto. Si sono impossessati anche di tutte le postazioni dell’esercito tra Tadmur e Al Sukhanah, una città più a nord. Il governatore della provincia di Homs ha confermato che Al Sukhanah è caduta nelle mani dello Stato islamico e che 1.800 famiglie sono fuggite dalla città e si sono rifugiate a Tadmur.
La zona dove si trova il sito archeologico di Palmyra è controllata dal governo, ma è considerata d’importanza strategica data la sua posizione vicina ad alcuni giacimenti di gas e sulla strada tra Damasco e la città orientale Deir al Zaour, di cui esercito e ribelli si contendono il controllo. Il timore è che possa ripetersi la devastazione del patrimonio culturale avvenuta in Iraq, dove i jihadisti hanno distrutto la città assira di Nimrud e l’antica città di Hatra.
Il nome greco della città, Palmyra, è la traduzione dall’originale aramaico, Tadmor, che significa palma. La città visse il suo massimo splendore tra il I ed il III secolo dC., quando Traiano e Aureliano allungarono la via colonnata e costruirono l’agorà e vari templi. Le condizioni atmosferiche del deserto hanno permesso che il sito archeologico si mantenesse nei secoli in ottime condizioni, ma i quattro anni di guerra civile hanno provocato diversi danni.
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