È difficile non notare XXI in edicola, per più di un motivo. L’orientamento della copertina, quel grande numero romano bianco sullo sfondo sempre coloratissimo, l’assenza di foto che sembra avvertire: attenzione, contenuti estranei all’attualità (se per attualità intendiamo ciò di cui tutti sentono l’obbligo di parlare).

Alcuni aggiungerebbero: il prezzo. Ma 15,50 euro non sono nulla per un trimestrale - oltre duecento pagine prive di pubblicità - che paga a cartella quello che pochi in Italia pagano a reportage. A confronto con la realtà descritta da Francesca Borri e dalle tante indagini sui compensi (quando esistono) dei giornalisti precari, XXI è un ufo giornalistico.

Quest’anno il suo direttore, Patrick de Saint-Exupéry, era uno dei membri della giuria del Festival del documentario Millenium di Bruxelles. Ci siamo incontrati in un cinema poco prima di una proiezione. Gli ho detto che di recente avevo avuto il piacere di tradurre un articolo di XXI. Bugia: era stato uno strazio. Avevo ancora le budella attorcigliate per la scena del bambino che piange (chi ha letto il numero Viaggio capirà).

Però che idea: descrivere il collasso della Grecia - non tanto le cause quanto lo sfacelo quotidiano - attraverso gli occhi di un traslocatore. Allo stesso modo la rivoluzione yemenita raccontata da Sean McAllister, altro ospite di Millenium, è quella filtrata dallo sguardo del giovane operatore turistico Quais.”La difficoltà”, osserva Patrick de Saint-Exupéry è proprio questa: trovare una trama, un filo narrativo. È evidente in alcuni documentari che ho visto in questi giorni: a volte sono ben fatti, trattano argomenti interessanti, ma manca la trama”.

A volte invece la storia è così avvincente che reporter e documentaristi si lasciano coinvolgere più del previsto. Faccio l’esempio di Marianna Kaat, ospite al Millenium nel 2012 con un documentario sulle miniere illegali in Ucraina. La sua scelta di aiutare Jura, il quindicenne protagonista del documentario, aveva suscitato qualche riserva. Bisogna saper porre un limite?

“In teoria sì”, risponde Patrick de Saint-Exupéry, poi, dopo una pausa: “L’impegno principale è raccontare la storia fino in fondo. Quello che succede dopo, o a margine, succede perché l’autore lo vive come una necessità, un imperativo. Si passa dall’altra parte dello specchio, ma è impossibile fare altrimenti. Portare l’impegno oltre il proprio lavoro non è né un bene né un male, non rende migliore il proprio reportage o documentario. Semmai a volta lo complica”.

Il giorno prima del nostro incontro c’era stata la proiezione di Reportero (visto anche a Ferrara nel 2012), spunto di una tavola rotonda sul ruolo sociale dei mezzi d’informazione. “Il giornalismo è un mestiere basato sulla libertà, sull’atto di esercitare la propria libertà”, è il commento di Saint-Exupéry. “In paesi come il Messico i giornalisti sono pronti a morire per questo”. In un certo senso, osservo, XXI permette ad altri giornalisti di esercitare questa stessa libertà, versando ai freelance i compensi che meritano. Però è un’eccezione.

“Attraversiamo un periodo di grandi cambiamenti. I mezzi d’informazione sono confrontati a problemi economici e di perdita di legittimità, ma ci sono molti tentativi di dare una risposta a questa sfida. XXI è solo uno dei tanti. Il fatto che abbia successo ci fa piacere, ovviamente. Il nostro, però, è un contributo minimo e ci sono ancora molte cose da sperimentare”.

Anche Saint-Exupéry continua a sperimentare. Nel 2011, insieme al direttore di XXI Laurent Beccaria, ha lanciato un semestrale di fotogiornalismo, 6 Mois. Per rispondere a una richiesta dei lettori? “No, è stata una nostra iniziativa. Quando è nata l’idea di XXI abbiamo deciso di coinvolgere solo giornalisti e illustratori. Ci sembrava che la fotografia, onnipresente, fosse usata solo per illustrare, e quindi svilita. Per reazione l’abbiamo esclusa. Ma siamo da sempre convinti che la fotografia, come il testo, possa e debba essere letta. 6 Mois è proprio questo: una proposta di narrazione fotografica”.

Al Festival di Ferrara Patrick de Saint-Exupéry e Laurent Beccaria parteciperanno all’incontro “Piccole riviste crescono”, venerdì 4 ottobre alle 17.00 nel Cortile del Castello.

Francesca Spinelli è giornalista e traduttrice. Vive a Bruxelles e collabora con Internazionale. Su Twitter: @ettaspin

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