I parenti delle vittime dell’attentato all’università di Garissa, in Kenya, hanno avuto il difficile compito di identificarle. L’attacco, compiuto dai jihadisti di Al Shabaab, ha causato almeno 148 morti. I terroristi hanno preso in ostaggio molti studenti cristiani, risparmiando i musulmani. Tra gli aggressori, secondo fonti governative, c’era anche il figlio di un funzionario del governo. L’attacco ha messo in crisi i legami tradizionalmente pacifici tra musulmani e cristiani, che in Kenya rappresentano più dell’80 per cento della popolazione.
“Ci sono voluti diversi minuti per identificare i nostri colleghi, i corpi sono abbastanza deformati”, ha dichiarato George Omondi, un rappresentate degli studenti. Il governo keniano ha rafforzato le misure di sicurezza per proteggere le chiese del paese, ma è sotto accusa per aver trascurato il problema della sicurezza dell’università, che era difesa solo da due guardie armate.
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