Lo scrittore Erri De Luca legge i pensieri scritti da un uomo della guardia costiera, che preferisce rimanere anonimo perché ancora impegnato in attività di soccorso. Una voce narrante che ci accompagna in un viaggio fatto di silenzi, ricordi e interrogativi di chi quotidianamente lavora nel tratto di mare che separa Italia e Africa, la frontiera più letale del mondo, dove solo nei primi cinque mesi del 2015 sono morte circa 1.750 persone.
Il canale di Sicilia diventa così una frontiera immaginaria ma reale, tracciata sulle carte dalle politiche sempre più restrittive di un’Europa che, invece di affrontare il fenomeno migratorio a partire dai contesti di origine e transito come Eritrea, Somalia, Siria e Libia, continua a discutere su come fermare i barconi, dove allestire nuovi campi profughi in Africa e come consolidare accordi di cooperazione con paesi scarsamente democratici, tra cui l’Egitto del generale Al Sisi.
E mentre a Bruxelles si discute il rafforzamento di Frontex, ogni giorno lungo questo muro invisibile si svolge l’incontro tra chi salva e chi cerca salvezza. Tra chi, anche con la fine di Mare nostrum, non ha mai smesso di soccorrere in mare e chi, pur di sfuggire a morte certa, preferisce affidarsi a scafisti senza scrupoli e imbarcazioni precarie. Un incontro spesso traumatico anche per chi salva o recupera i corpi di chi non ce l’ha fatta. –Valeria Brigida
Sesta puntata della serie Borderline, un viaggio in sei video sulle frontiere più usate dai migranti per entrare nei paesi europei.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it