Il romanzo premio Pulitzer di Colson Whitehead, i migranti raccontati da Emiliano Monge, la poesia di Ocean Vuong, il debutto di Angie Thomas ispirato al movimento Black lives matter. I libri da leggere questo mese.

Colson Whitehead, La ferrovia sotterranea
Sur, 376 pagine, 20 euro
Il romanzo comincia in una piantagione della Georgia da cui ogni schiavo sogna di fuggire. Con fiammante concretezza Whitehead trasforma in una realtà steampunk la underground railway (la ferrovia sotterranea), espressione metaforica che nel linguaggio degli storici indica la rete clandestina di abolizionisti che aiutarono gli schiavi nella loro fuga dalle piantagioni del sud. Cora e Caesar attraverso una botola vengono accompagnati su una banchina sotto terra. I binari si perdono nell’oscurità. Arriva un treno diretto a nord. Da questo momento in poi il libro è infuso di una vitalità visionaria che tiene incollati alla pagina. –Alex Preston, The Guardian

Angie Thomas, The hate U give. Il coraggio della verità
Giunti, 416 pagine
Ogni tanto capita che arrivi il libro giusto al momento giusto. Il debutto di Angie Thomas, un romanzo per ragazzi, è quel libro: è in linea con i tempi, urgente, necessario e, come se non bastasse, anche appassionante. C’era molta attesa per questo romanzo, che si sapeva “ispirato al movimento Black lives matter”. Tutti i bianchi che hanno visto la povertà solo da una comoda distanza di sicurezza dovrebbero leggerlo.–Erin Keane, Salon

Ocean Vuong, Cielo notturno con fori d’uscita
La nave di Teseo, 188 pagine
È forte la tentazione di leggere la poesia di Ocean Vuong tenendo a mente la sua biografia. Lampi della sua vita appaiono ovunque in questa raccolta d’esordio. Ocean Vuong è nato vicino a Saigon nel 1988 e a due anni, dopo un anno passato in un campo per rifugiati, è emigrato a Hartford, nel Connecticut, con sei persone della sua famiglia. Molte delle sue poesie riportano in vita violenze avvenute prima della sua nascita, in particolare la fine della guerra del Vietnam con la caduta di Saigon nel 1975. Bilanciando memoria e silenzio con l’erudizione, queste poesie non possono essere accantonate facilmente.Sandeep Parmar, The Guardian

George Saunders, Lincoln nel Bardo
Feltrinelli, 352 pagine
Lincoln nel Bardo è una storia di fantasmi americani. Il Lincoln del titolo è il sedicesimo presidente americano, il Bardo invece è un concetto tibetano, che indica una sorta di limbo buddista in cui ci si ritrova subito dopo la morte. La vicenda nasce da una triste nota a piè di pagina nella grande storia americana. In piena guerra civile, nel febbraio 1862, Willie, figlio di Lincoln, morì di febbre tifoide a 11 anni. Non aspettatevi però una solenne opera storica: questo libro ribalta tutte le nostre idee sul romanzo. Si presenta come una raccolta di citazioni da lettere, diari, articoli di giornale e testimonianze varie. Ma rapidamente si trasforma: le voci di cui Saunders riporta le parole si fondono in un’ipnotica chiacchierata. La forma non è l’unico elemento radicalmente innovativo di questo romanzo.–Ron Charles, The Washington Post

Naomi Alderman, Ragazze elettriche
Nottetempo, 448 pagine
Tutto comincia con le ragazzine: scoprono che possono far male, addirittura uccidere, con le scariche elettriche che emanano dalla punta delle dita. Non si sa bene a cosa attribuire il fenomeno (gas nervino? complotto? virus?), ma si dà per scontato che si troverà un antidoto. Invece il cambiamento è irreversibile. Le relazioni di potere sono rovesciate. Le donne combattono, stuprano, aggrediscono. Alderman le racconta attraverso quattro personaggi. Un libro impressionante, che attraverso un’immagine distopica illumina la nostra realtà. È già un classico. –Justine Jordan, The Guardian

Megan Mayhew Bergman, Paradisi minori
NN editore, 234 pagine
Dodici ritratti di donne che si trovano a gestire complicate relazioni con padri, madri e amanti, combattendo fobie e insicurezze. Sono personaggi forti ma anche vulnerabili. E qualunque sia l’ambientazione, c’è sempre di mezzo un animale, che influenza la vita delle protagoniste. Bergman padroneggia benissimo la sua voce seducente e spesso francamente poetica, venata di intelligente umorismo. –Joseph Peschel, Boston Globe

Han Kang, Atti umani
Adelphi, 208 pagine
Solo nell’ultimo capitolo Han Kang rivela la connessione tra la sua famiglia e le proteste seguite al colpo di stato di Chun Doo-hwan in Corea del Sud, che nel maggio 1980 finirono soffocate nel sangue lasciando un numero mai accertato di morti (duecento per le statistiche militari sudcoreane, almeno duemila secondo la stampa estera) e un lungo strascico di torture della polizia sui civili. Nelle mani di uno scrittore meno abile, il peso di un argomento simile avrebbe potuto soverchiare tutto: il che rende ancora più straordinaria la prova di lucidità e talento offerta da Atti umani, che riesce a essere profondamente politico e, allo stesso tempo, un romanzo vero e proprio. –Eimear McBride, The Guardian

Emiliano Monge, Terra bruciata
La Nuova Frontiera, 316 pagine
Il sequestro dei migranti centroamericani che cercano di attraversare il confine con gli Stati Uniti è una tragedia inconcepibile ma reale. Terra bruciata è scritto con l’aperta intenzione di trasformare in romanzo la violenza: non si tratta solamente di una denuncia e di una testimonianza, ma di un esercizio di rivoluzione linguistica, come se la scrittura tradizionale non bastasse a rappresentare le nuove forme della brutalità umana. I due protagonisti, Stele ed Epitaffio, sono al comando di una banda dedita al traffico di migranti, nel cuore della giungla messicana. In una cornice da inferno dantesco, Stele ed Epitaffio si amano, di un amore inquietante e tormentato: nel pieno della sofferenza che loro stessi infliggono, tra i lamenti e le lacrime che la loro abiezione provoca, e che il romanzo riporta come se, attraverso nient’altro che questi tasselli di sofferenza, si potesse raccontare l’orrore. –J. Ernesto Ayala-Dip, El País

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