Se il sussidiario delle elementari usa la parola clandestino
Una mamma di Monza segnala su Facebook che nel sussidiario di quinta elementare della figlia intitolato Diventa protagonista i profughi vengono definiti “clandestini” e l’integrazione “difficile per motivi economici e sociali”. La denuncia viene ripresa da una volontaria della Baobab experience di Roma che ripubblica la foto sulla pagina Facebook e sul feed di Twitter dei volontari e in poche ore la foto del sussidiario viene condivisa da centinaia di persone, che ne chiedono conto alla casa editrice e al ministero dell’istruzione.
Nel testo è scritto: “Nelle nostre città gli immigrati vivono spesso in condizioni precarie: non trovano un lavoro, seppure umile e pesante, né case dignitose. Perciò la loro integrazione è difficile: per motivi economici e sociali, i residenti talvolta li considerano una minaccia per il proprio benessere e manifestano intolleranza nei loro confronti”.
Sotto accusa anche la copertina del libro accusata di trasmettere stereotipi di genere perché mostra una ragazzina vestita da ancella che porta un vaso sulla testa. “Anche i ruoli di genere in copertina sono agghiaccianti: i maschi sono ingegneri e inventori, le femmine fanciulle graziose che portano vasi”, commenta una volontaria del Baobab. Infine all’interno del sussidiario gli italiani costretti a emigrare sono definiti “cervelli in fuga”.
“Superficiale, ignorante, discriminatorio. Una vergogna”, commenta la portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami. Mentre l’ex sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini chiede alla ministra Valeria Fedeli di intervenire. “Questi libri sono stati adottati per formare i cittadini di domani all’intolleranza. Chi ha scelto questo testo?”, chiede Nicolini.
Uso improprio
L’Associazione Carta di Roma in un vecchio articolo spiega perché l’uso del termine clandestino per indicare i migranti o addirittura i richiedenti asilo e i profughi è improprio: “In primo luogo è giuridicamente scorretto quando viene utilizzato per indicare – anche prima che abbiano potuto presentare domanda d’asilo e che la domanda sia stata valutata dalle apposite commissioni territoriali – i migranti che tentano di raggiungere, o raggiungono, il territorio dell’Unione europea. Si tratta, inoltre, di un termine che contiene un giudizio negativo aprioristico – suggerendo l’idea che il migrante agisca al buio, nascondendosi alla luce del sole, come un malfattore – ed è contraddetto dalla realtà dei fatti. Gli immigrati, anche quelli irregolari, non si nascondono.Al contrario, spesso lavorano sotto al sole, dall’alba al tramonto, nei campi e nei cantieri. E prima ancora, quando attraversano il Mediterraneo, partendo dalle coste libiche fino a raggiungere, se fortunati, quelle italiane, non lo fanno nascondendosi”.
Il giornalista Daniele Biella della rivista online Vita ha chiesto a Livio Neri, avvocato dell’Asgi, Associazione studi giuridici sull’immigrazione, di riscrivere il testo scolastico usando una terminologia più corretta. Ecco la risposta dell’avvocato:
Il numero di cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale è piuttosto stabile da alcuni anni. Sono tuttavia aumentati gli arrivi di profughi, persone in fuga da violenze e persecuzioni personali, che poi fanno domanda di asilo politico in Italia; tali domande sono presentate in particolare da chi arriva da paesi dell’Africa subsahariana, ma anche dal Pakistan e dal Bangladesh. I richiedenti asilo hanno diritto all’accoglienza, offerta loro in strutture di varia natura. Non si tratta di irregolari o clandestini, senza documenti in regola. Le persone immigrate hanno spesso maggiori difficoltà a reperire alloggi sul mercato, a volte anche per pregiudizi nei loro confronti, i quali possono condurre a discriminazioni che rischiano di compromettere la corretta integrazione tra popolazione straniera e locale.