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La camera approva la missione militare italiana in Niger

Un migrante ad Agadez, in Niger, nell’aprile del 2017. (Issouf Sanogo, Afp)

La camera dei deputati ha approvato il decreto missioni con una larga maggioranza. Hanno votato contro Liberi e uguali e il Movimento 5 stelle. Si è astenuta la Lega nord, mentre il Partito democratico e Forza Italia hanno votato a favore del decreto, che prevede il ridimensionamento della presenza militare italiana in Afghanistan e in Iraq e l’intervento militare in Niger, nell’ambito della missione del G5 (Mali, Ciad, Burkina Faso, Niger, Mauritania) nel Sahel, in cui l’Italia ha chiesto di essere membro osservatore. Nel complesso nel 2008 l’Italia spenderà 1,5 miliardi di euro in 31 missioni e in 21 paesi, ma solo una parte di questi fondi è stata approvata dal parlamento.

In Iraq sarà ridotta la presenza italiana: i militari passeranno da 1.500 a 750, mentre in Afghanistan si passerà da 900 a 700 soldati. I contingenti italiani saranno spostati in Africa, in particolare in Libia e in Niger. In Libia si passerà da 370 a 400 soldati, mentre in Niger saranno mandati 470 soldati, centoventi nel primo semestre del 2018.

Lo ha spiegato la ministra della difesa Roberta Pinotti, parlando insieme al ministro degli esteri Angelino Alfano alla commissione difesa della camera il 15 gennaio. Come dotazione, i contingenti italiani avranno 130 mezzi di terra e due aerei. In Libia e in Niger i militari saranno impiegati di fatto nel sostegno alle autorità locali nell’addestramento delle polizia di frontiera e nel controllo dei confini, lungo la rotta più usata dai migranti diretti in Europa.

“Andiamo in Niger per una richiesta del governo locale, che abbiamo ricevuto a dicembre e che riguarda quello che facciamo di solito in paesi come la Libia: rinforzare gli strumenti di controllo del territorio e delle frontiere e le forze di polizia locale”, ha detto il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, parlando della missione.

La decisione di mandare contingenti armati in Niger è stata presa il 28 dicembre ed è stata molto contestata fin dal principio da attivisti e analisti, perché sarebbero poco chiare le finalità dell’operazione. L’Italia si unirà alle forze armate francesi e statunitensi che sono già presenti in Niger, in un contesto geopolitico che non ha mai interessato Roma prima d’ora. “Di fatto sarà impossibile operare un reale controllo del territorio”, spiega Sara Prestianni dell’ufficio immigrazione Arci. “Non si ridurrebbe quindi il numero dei migranti che entreranno in Libia, ma, obbligandoli a uscire dai sentieri battuti, si aumenterebbe il rischio d’incidenti e di morti”.

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