Cosa prevede il decreto Salvini sull’immigrazione
Leggi la versione aggiornata di questo articolo che tiene conto delle modifiche apportate alla bozza, approvata dal Consiglio dei ministri il 24 settembre 2018
Il ministro dell’interno Matteo Salvini ha annunciato che entro la fine di settembre presenterà un decreto sull’immigrazione, su cui sta lavorando. L’abrogazione della protezione umanitaria per i richiedenti asilo e la riforma in senso restrittivo della cittadinanza sono i due principali provvedimenti contenuti nella proposta, visionata da Internazionale. La norma si comporrà di 15 articoli suddivisi in cinque capi: i primi tre saranno dedicati alle norme sull’immigrazione e la cittadinanza, il quarto riguarderà disposizioni in materia di giustizia, il quinto infine conterrà indicazioni finanziarie. Ecco in dettaglio cosa prevede il decreto:
Abrogazione della protezione umanitaria. L’articolo 1 del decreto Salvini prevede che sia abolito il riferimento alla concessione di un permesso di soggiorno per motivi umanitari previsto dal Testo unico sull’immigrazione(legge 286/98). Attualmente la legge prevede che la questura conceda un permesso di soggiorno per motivi umanitari ai cittadini stranieri che presentano “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”, oppure nel caso di persone che fuggano da emergenze come conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in paesi non appartenenti all’Unione europea. La protezione umanitaria può essere riconosciuta anche a cittadini stranieri che non è possibile espellere perché potrebbero essere oggetto di persecuzione (articolo 19 della legge sull’immigrazione) o in caso siano vittime di sfruttamento lavorativo o di tratta. In questi casi il permesso ha caratteristiche differenti. La durata è variabile dai sei mesi ai due anni ed è rinnovabile.
Questo tipo di tutela è stata introdotta in Italia nel 1998 ed è regolata dall’articolo 5 comma 6 del testo unico 286/98. Nel 2017 in Italia sono state presentate 130mila domande di protezione internazionale: il 52 per cento delle richieste è stato respinto, nel 25 per cento dei casi è stata concessa la protezione umanitaria, all’8 per cento delle persone è stato riconosciuto lo status di rifugiato, un altro 8 per cento ha ottenuto la protezione sussidiaria, il restante 7 per cento ha ottenuto altri tipi di protezione. Come sottolinea il ricercatore Matteo Villa dell’Istituto per gli studi di politica internazionale, dal gennaio del 2018 le richieste di asilo in Italia stanno diminuendo.
Con il decreto Salvini questo tipo di permesso di soggiorno non potrà più essere concesso dalle questure e dalle commissioni territoriali, né dai tribunali in seguito a un ricorso per un diniego. Sarà introdotto un permesso di soggiorno particolare per le vittime di violenza domestica o grave sfruttamento lavorativo, o per chi ha bisogno di cure mediche o per chi proviene da un paese che si trova in una situazione temporanea di “calamità naturale”.
Il 4 luglio il ministro dell’interno Salvini aveva già diffuso una circolare – diretta ai prefetti, alla commissione per il diritto d’asilo e ai presidenti delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale – in cui aveva chiesto di prendere in considerazione con più rigore le richieste e di stabilire dei criteri più rigidi per l’assegnazione di questo tipo di protezione.
Estensione del trattenimento degli irregolari nei Cpr. Al momento gli stranieri che sono trattenuti nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), ex Cie, in attesa di essere rimpatriati possono essere trattenuti al massimo per 90 giorni. Con il decreto Salvini (articolo 2) il trattenimento in questi centri sarà possibile fino a un massimo di 180 giorni. Nell’articolo 3 del decreto inoltre si prevede che gli stranieri in attesa di essere rimpatriati siano trattenuti in luoghi diversi dai Cpr. Inoltre i fondi destinati ai comuni per istituire degli sportelli informativi che aiutino gli stranieri ad accedere ai programmi di rimpatrio volontario saranno spostati sul Fondo per i rimpatri istituito presso il ministero dell’interno.
Revoca o diniego della protezione internazionale e dello status di rifugiato. Il decreto estende la lista dei reati che comportano la revoca dello status di rifugiato o la protezione internazionale: saranno inclusi anche i reati come violenza sessuale, produzione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione, furto, furto in appartamento, minaccia, violenza o resistenza a pubblico ufficiale.
Restrizione del sistema di accoglienza. Il sistema Sprar per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati sarà limitato solo a chi è già titolare di protezione internazionale o ai minori stranieri non accompagnati.
Riforma della cittadinanza. L’articolo 13 del decreto prevede che la concessione della cittadinanza ai discendenti degli emigrati italiani all’estero sia soggetta a dei limiti e che inoltre siano estesi i requisiti di residenza richiesti per chi chiede la cittadinanza sia per matrimonio sia per residenza. Viene inoltre introdotta la possibilità di revoca della cittadinanza a chi viene condannato per reati legati al terrorismo, per questi reati è possibile anche negare la concessione della cittadinanza.
Le critiche
Aumento dei contenziosi giudiziari, aumento della presenza degli irregolari sul territorio italiano ed estensione della rete dei centri di accoglienza straordinaria, il sistema emergenziale che negli ultimi anni è stato più soggetto ad abusi. Per la giurista Chiara Favilli, docente di diritto dell’Unione europea all’università di Firenze e membro dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, il decreto Salvini contiene questi rischi. “Attraverso questo decreto si cerca di precludere alle commissioni territoriali e ai giudici la discrezionalità che hanno avuto finora nel riconoscere la protezione umanitaria. Ma l’esperienza di questi anni ci insegna che solo una valutazione caso per caso può far emergere la vulnerabilità di alcune persone, vulnerabilità che sfugge a una definizione tassativa”, spiega Favilli. Il diritto d’asilo in Italia è un diritto soggettivo garantito dall’articolo 10 della costituzione, ma in Italia non è realizzato da nessuna legge specifica. Il diritto d’asilo è garantito solo attraverso l’applicazione di direttive europee, “finora la concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari permetteva di realizzare il diritto d’asilo come è previsto dalla costituzione italiana”.
La giurista italiana spiega che abolire la protezione umanitaria e sostituirla con il permesso di soggiorno per motivi speciali “potrebbe dare origine a contenziosi giudiziari, perché incide sulla legislazione che fino a ora ha permesso di realizzare l’articolo 10 della costituzione”. Sul piano pratico se il decreto non dovesse essere modificato ci sarebbe quindi un aumento dei contenziosi che “intaseranno i tribunali”. Inoltre, secondo Favilli, ci sarà un aumento delle presenze di irregolari sul territorio, “persone che non possono essere rimpatriate, perché anche volendo sappiamo da trent’anni che i rimpatri sono molto difficili, impossibili da operare”. Queste persone, per Favilli, rimarranno in Italia “senza avere diritti”. Per la giurista il decreto potrebbe essere “una norma manifesto che ha una grande eco mediatica, ma al livello pratico crea molti problemi”.
Leggi la versione aggiornata di questo articolo che tiene conto delle modifiche apportate alla bozza, approvata dal Consiglio dei ministri il 24 settembre 2018