A una prima occhiata poteva sembrare una scena di cartone animato come tante: il piccolo protagonista aspetta con trepidazione un amico che deve venire a dormire da lui. Quando apre la porta c’è il bambino accompagnato dai genitori, due tipi iperprotettivi che li ricoprono di buffe raccomandazioni.
Poteva sembrare una scena qualunque, appunto, ma non lo è: i due genitori sono due uomini e per di più sposati, come si evince dal fatto che il protagonista li saluta chiamandoli signor McBride e signor McBride.
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— juno (@harryetIouis) ?
La puntata di A casa dei Loud è andata in onda sul canale Nickelodeon in vari paesi, tra cui l’Italia, nell’estate del 2016 ed era la prima volta che una coppia omosessuale appariva in un cartone animato per bambini. Non a caso gli autori avevano fatto in modo che il protagonista, prima di aprire la porta di casa, dicesse: “Ci siamo: è arrivato il momento di fare la storia”.
In passato numerosi personaggi per bambini hanno fatto discutere sulla loro possibile omosessualità velata, anche quando c’è stata una smentita ufficiale da parte dei loro creatori. In alcuni casi, come quello di Piperita Patty di Peanuts o Velma di Scooby-Doo, sembrerebbe che il semplice fatto di non rappresentare un modello di femminilità standardizzata le abbia elevate al rango di icone lesbiche.
Ci sono poi Bert e Ernie, gli inseparabili amici dello storico programma di pupazzi Sesame street. La loro presunta relazione sentimentale è talmente di dominio pubblico che di recente un pasticcere omofobo dell’Irlanda del Nord ha rifiutato di mettere la loro immagine su una torta nuziale.
Perfino il tenero Tinky Winky, uno dei personaggi dei Teletubbies, è stato oggetto di una campagna della destra religiosa americana. In un articolo intitolato “Avvertenza per genitori: Tinky Winky fa coming out”, ripreso poi da molti mezzi d’informazione, il reverendo Jerry Falwell ha scritto: “È viola – il colore dell’orgoglio gay – e la sua antenna è a forma di triangolo – il simbolo dell’orgoglio gay”. Ma soprattutto c’è un dettaglio che non lascerebbe dubbi: Tinky Winky porta sempre con sé una borsetta di vernice rossa.
Discorso a parte va fatto per i personaggi dell’animazione giapponese, dalle principesse travestite da principe come lady Oscar o Zaffiro, fino ai personaggi gender fluid e transessuali presenti in varie serie tv come Ranma ½ o Sailor Moon, dove la tipica trasformazione dei protagonisti in un’altra identità comporta anche il passaggio da un sesso all’altro.
Sebbene nessun’altra cultura abbia esposto i suoi bambini a una tale quantità di personaggi sessualmente ambigui, sarebbe comunque una forzatura pensare che il Giappone sia avanti nella rappresentazione dei personaggi lgbt per bambini, perché la fluidità di genere dei suoi personaggi è radicata in particolari tradizioni locali, come per esempio il teatro Takarazuka, e ha poco a che fare con l’affermazione dei diritti civili in occidente.
Negli anni novanta è stata la volta di Ken, eterno fidanzato di Barbie, che suo malgrado è diventato un’icona gay. Il modello incriminato si chiamava “Ken orecchino magico” che, con i suoi capelli con i colpi di sole, la maglietta trasparente, e il gilet di pelle viola – il colore dell’orgoglio omosessuale, come direbbe il reverendo Falwell – sembrava lo stereotipo del discotecaro gay, con tanto di cock ring appeso al collo.
La Mattel, che aveva introdotto “Ken orecchino magico” per svecchiare il suo look, ha finito per compiere quello che l’autore Matt Haig ha definito uno degli errori di marketing più colossali della storia: la bambola infatti è diventata un istantaneo best seller, ma a comprarlo non erano bambine bensì maschi adulti. E alla fine la Mattel ha deciso di ritirarla dal mercato per sfuggire all’imbarazzante equivoco.
Oggi però, dopo un quarto di secolo di conquiste sui diritti civili, l’atteggiamento della Mattel sta cominciando a cambiare e pochi giorni fa Barbie, che è protagonista di un account ufficiale su Instagram, è apparsa con una T-shirt a favore dei matrimoni egualitari, su cui campeggia la scritta arcobaleno “Love wins”.
Prima ancora di Barbie, a sostenere i diritti delle coppie dello stesso sesso erano stati i pupazzi della Playmobil. Nel 2015 l’azienda tedesca ha pubblicato un’immagine per festeggiare la Giornata internazionale delle famiglie in cui si vedevano nuclei familiari di vario tipo, compresi genitori single o omosessuali.
L’atteggiamento della Mattel e della Playmobil, comunque, rientra nella generale tendenza delle multinazionali a prendere posizione a favore dei diritti civili. Molto più interessanti invece sono i primi, timidi passi verso la creazione di personaggi per bambini apertamente omosessuali.
Qualche settimana fa è uscito un libro di racconti sui My little pony, dove uno dei pony arcobaleno vive con due sue zie pony che sono descritte come una coppia.
Sembrerebbe un dettaglio, ma la presenza di personaggi per bambini apertamente gay è talmente agli albori che anche una semplice apparizione in un libro legato a una serie tv è un grande cambiamento. Perfino se parliamo di cavallini colorati. E questo fa capire la portata storica di quella scena di A casa dei Loud in cui ci sono due genitori dello stesso sesso.
In questo senso, quindi, risulta quasi sovversiva la scelta della Disney di inserire un personaggio apertamente omosessuale nel remake di La bella e la bestia uscito la primavera scorsa. Nella versione con attori in carne e ossa del classico Disney, LeTont, lo scagnozzo del cattivissimo Gaston, è chiaramente innamorato di lui. E ottiene perfino il suo lieto fine: nella scena finale, quando Gaston è ormai uscito di scena, Le Tont balla con un baldo nobiluomo al ricevimento di corte.
Stavolta quindi il personaggio omosessuale è molto più di un semplice cameo: ha una sua vicenda sentimentale.
Ma la vera rivoluzione della Disney potrebbe essere dietro l’angolo: mentre il gigante dell’animazione ha annunciato il seguito del campione d’incassi Frozen, su internet è partita una campagna per fare di Elsa la prima principessa lesbica dei cartoni. Già nel primo film molti avevano letto nella vicenda della principessa che decide di smettere di nascondersi ed essere se stessa una metafora del coming out. Tanto più che non c’era nessun principe all’orizzonte. In Frozen 2, quindi, la Disney potrebbe compiere un passo epocale e farle vivere una storia d’amore con un’altra principessa.
L’hashtag #GiveElsaAGirlfriend (date una fidanzata a Elsa) è diventato virale su Twitter e ha incassato anche la benedizione di Idina Menzel, doppiatrice del personaggio e interprete della canzone della colonna sonora Let it go. Ma dagli studi di Burbank non trapela nessun dettaglio e per scoprire se avremo o no la prima principessa omosessuale non resta che aspettare il 27 novembre 2019, giorno in cui è prevista l’uscita del film.
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