Alla fine la rottura è arrivata. Il 27 ottobre il parlamento catalano ha adottato una risoluzione con cui dichiara che “la Catalogna si converte in uno stato indipendente in forma di repubblica”. Neanche un’ora dopo, il senato spagnolo ha approvato il ricorso all’articolo 155 della costituzione, che autorizza il governo a destituire il presidente catalano Carles Puigdemont e a prendere il controllo degli organi della comunità autonoma. È la cosiddetta “opzione nucleare”, che fin dall’inizio della crisi catalana molti avevano tentato di scongiurare.
Fino a poche ore prima delle due votazioni, era sembrato che la mediazione tra Madrid e Barcellona portata avanti dal segretario del Partito socialista catalano Miguel Iceta e dal presidente del governo basco Iñigo Urkullu fosse andata a buon fine, scrive Ana Pastor su El Periódico de Catalunya. Puigdemont aveva accettato di indire elezioni anticipate in Catalogna e il Partito socialista spagnolo aveva dichiarato che in tal caso avrebbe ritirato il suo appoggio all’articolo 155.
Territori inesplorati
Ma poi la dinamica del game of chicken, secondo cui il primo che fa un passo indietro perde, ha ripreso il sopravvento. Prima di fare un mossa che gli sarebbe valsa l’accusa di traditore da parte di molti dei suoi sostenitori, Puigdemont ha chiesto al governo una rassicurazione ufficiale che la macchina dell’articolo 155 sarebbe stata arrestata. Il premier Mariano Rajoy non ha voluto impegnarsi a fermare il senato prima che Puigdemont uscisse allo scoperto, e così tutto è saltato.
Ora si entra davvero in un territorio inesplorato. La destituzione di Puigdemont sembra scontata, ma le associazioni indipendentiste hanno già fatto appello alla disobbedienza civile e i secessionisti potrebbero cercare d’impedire alla polizia spagnola di entrare nelle sedi delle istituzioni catalane. Senza contare la questione più delicata, quella del monopolio della forza. Se i mossos d’esquadra (la polizia catalana) rifiutassero di sottoporsi all’autorità di Madrid, le scene che finora sono state evocate solo come un’ipotesi lontana diventerebbero improvvisamente una possibilità concreta.
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