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Fiumi che scompaiono, campi riarsi, mari bollenti, sorgenti asciutte, nubifragi, trombe d’aria. Nel 2022 abbiamo assistito a fenomeni meteorologici estremi e situazioni senza precedenti. Con la fusione record dei ghiacciai alpini, in una sola estate sono andati perduti tra i quattro e i cinque metri di spessore di ghiaccio. A Pontelagoscuro, una frazione di Ferrara, la portata del Po è rimasta a lungo sotto la soglia d’allarme, toccando il minimo storico di cento metri cubi al secondo e aprendo così le porte alla risalita dell’acqua salata del mare, che è penetrata per più di trenta chilometri nell’entroterra. Non solo i piccoli centri, ma anche città come Ferrara hanno rischiato di rimanere senz’acqua dopo le anomalie climatiche che si sono susseguite nel 2022.
Ma per comprendere meglio il quadro generale facciamo un salto indietro nel tempo. Nel 1816 a causa delle polveri vulcaniche emesse dalla potente esplosione del Tambora, avvenuta in Indonesia l’anno prima, ci fu un brusco abbassamento della temperatura estiva, uno scostamento della media di circa -2,5 gradi rispetto all’era preindustriale. Un’anomalia enorme in termini statistici, con pesanti ripercussioni sulla vita delle persone. Fu l’estate più fredda e umida dall’inizio del 1800 a oggi, i raccolti andarono persi e ci furono gravi carestie in Europa e Nordamerica. Quell’anno rimase impresso nella memoria collettiva, è ancora ricordato come “l’anno senza estate”. Ha influenzato anche la letteratura. In quella freddissima stagione nacque per esempio il celebre romanzo di Mary Shelley, Frankenstein.
Di pari intensità, ma di segno opposto, il 2022 potrebbe essere chiamato “l’anno dell’estate senza fine”. Dopo un inverno e una primavera secchi e con pochissima neve, la “bella” stagione è iniziata il 10 maggio e si è praticamente conclusa a novembre. Alla fine di ottobre, a mezzogiorno, si registravano ancora venticinque gradi al centro-nord, con spiagge affollate nei fine settimana. Mai viste temperature così alte, giorno dopo giorno, a metà autunno. Ottobre 2022 è stato il più caldo di sempre, come certificato dai servizi climatici del progetto europeo Copernicus.
C’è però una fondamentale differenza rispetto alle anomalie meteorologiche del passato, oltre al segno positivo. Mentre il freddo del 1816 ebbe una durata limitata, e una volta depositate le polveri vulcaniche le temperature tornarono sui livelli precedenti, il caldo del 2022 è solo in parte imputabile a un’oscillazione naturale.
È attribuibile principalmente all’effetto del riscaldamento globale di origine antropica, cioè generato dagli esseri umani, come rilevato dal gruppo di scienziate e scienziati del World weather attribution. I 40 gradi registrati nel Regno Unito e altri picchi di temperatura in giro per l’Europa, ma anche l’estrema secchezza del suolo, non sarebbero stati possibili senza il mutamento del clima causato dall’attività umana.
Il riscaldamento globale gonfia la fascia di alta pressione subtropicale, che diventa più estesa e si espande verso nord. Gli scenari climatici prevedono che questo fenomeno sarà preminente sul Mediterraneo negli anni futuri e già nel 2022 è successo spesso che l’alta pressione africana si espandesse verso l’Europa. L’assenza di nubi determinata dall’alta pressione, il progressivo disseccamento del suolo e masse d’aria sempre più calde hanno creato la miscela perfetta per un’estate che è diventata la più calda di sempre a livello europeo. Ma l’intero anno ha raggiunto valori record: lo scarto medio annuale è molto superiore (+1,1 gradi) alla media recente (1991-2020), già più alta di un grado e mezzo rispetto all’inizio del novecento, e anche rispetto ai precedenti cinque anni più caldi di sempre, tutti dell’ultimo decennio.
Il 2022 ha superato abbondantemente il 2018, il precedente anno record, e poi a seguire in ordine decrescente il 2014, 2015, 2019, 2020. Rischia però di non essere ricordato, al pari del suo gemello di segno opposto, come un anno unico e irripetibile, ma al contrario di essere superato da un anno ancora più caldo, con conseguenze ancora peggiori di quelle già viste in pochi mesi e un aumento della sofferenza negli ecosistemi.
Evidenze schiaccianti
Volendo quindi attribuire al 2022 un ruolo guida dal punto di vista climatico, potremmo definirlo “l’anno che ci proietta alle soglie dell’irreversibilità”. Il balzo in avanti in termini di temperatura e mancanza di precipitazioni è stato talmente forte, e gli effetti così evidenti, da farci seriamente considerare che da qui non si torna indietro. Il 2023 sembra altrettanto disastroso e in ogni caso non sarà facile colmare la carenza idrica accumulata, mediamente compresa tra il 40 e il 50 per cento in meno della pioggia annuale.
Già nel 1990 il primo rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul riscaldamento globale (Ipcc) delle Nazioni Unite concludeva che i cambiamenti climatici causati dall’attività umana sarebbero presto diventati evidenti, in un’epoca in cui la tendenza all’aumento della temperatura non emergeva ancora nettamente dalla variabilità naturale. Dopo più di trent’anni, oggi le evidenze sono schiaccianti, ma l’azione di contrasto stenta ancora a prendere piede.
Per limitare il cambiamento climatico sono necessarie riduzioni drastiche delle emissioni di CO2 e di altri gas serra, come il metano. L’obiettivo è quello di impedire che il riscaldamento vada fuori controllo e per farlo abbiamo una finestra molto stretta: le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 45 per cento nei prossimi otto anni se vogliamo rimanere sotto la soglia di 1,5 gradi e almeno del 30 per cento rispetto ai valori attuali per rimanere sotto la soglia di sicurezza dei 2 gradi, come indicato nell’ultimo Emissions gap report 2022 del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep).
Se almeno si raggiungesse il meno ambizioso di questi obiettivi, le temperature globali potrebbero essere stabilizzate sotto una soglia di sicurezza. Ma non significa che tornerebbero ai livelli precedenti, perché molti dei cambiamenti climatici già avvenuti non possono essere invertiti, tuttavia potremmo almeno evitare che le nostre estati diventino una più bollente dell’altra fino a essere letteralmente invivibili anche nel nostro paese. ◆
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