Nei prossimi cinque decenni l’Italia subirà uno spopolamento di 12 milioni di persone. Secondo l’Istituto nazionale di statistica (Istat), i 59,6 milioni di residenti attuali nel 2070 diventeranno 47,6 milioni.
Salvo cambiamenti oggi imprevedibili, l’Italia perderà un numero di persone pari agli abitanti di Lombardia e Liguria. Non solo: se si restringe il campo sul sud e sulle isole, da 20 milioni di abitanti si scenderà a 13 milioni, con un calo della popolazione del 35 per cento: un residente su tre.
Lo spopolamento coinvolgerà l’81 per cento dei comuni e riguarderà soprattutto i centri abitati delle zone rurali. Secondo un censimento dell’Istat oggi esistono già più di seimila piccoli centri e borghi disabitati o a rischio di abbandono. Un numero destinato ad aumentare nei prossimi decenni.
Ci sarà meno gente, e più in là con l’età. L’aspettativa di vita continuerà a salire, arrivando a 88 anni per chi nascerà nel 2070, circa quattro anni in più rispetto a chi nasce oggi in Italia. Questo aspetto, combinato con il calo delle nascite, porterà il rapporto tra giovani e anziani a variare: nel 2050 per ogni giovane ci saranno tre anziani e le persone in età lavorativa scenderanno in trent’anni dal 63,8 per cento al 53,3 per cento del totale della popolazione, ponendo inevitabilmente il welfare sotto pressione.
Oggi la regione con l’indice di vecchiaia più alto è la Liguria (262 anziani ogni 100 giovani), mentre quella con l’indice più basso è la Campania (139 anziani ogni 100 giovani). La provincia con l’indice di vecchiaia più alto d’Italia è Oristano con 284 anziani ogni 100 giovani. Quella con l’indice di vecchiaia più basso è Caserta, a quota 125.
Anche le famiglie subiranno una trasformazione: saranno di più, ma più piccole, denotando un processo di frammentazione che prosegue insieme all’invecchiamento della popolazione, all’aumento dei divorzi e al calo dei matrimoni.
Diminuiscono le coppie con figli, e aumentano quelle senza: entro il 2040 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli (poco più di quelle composte da coppie senza figli, una su cinque del totale). Oltre a questo, tra vent’anni le persone che vivono sole passeranno da 8 a 10 milioni.
Secondo le Nazioni Unite, il numero di figli per donna in Italia si stabilizzerà su una media di 1,5 nel 2050 e 1,6 nel 2100, un numero più alto di quello attuale, ma non sufficiente a garantire il ricambio generazionale, anche a causa della diminuzione delle persone in età fertile.
Nel 2020 l’età media delle donne al primo parto è poco più di 32 anni, con l’età minima registrata a Siracusa (30 anni e mezzo) e la massima a Oristano (33 anni e mezzo). Nel 1991 l’età media era 29 anni. I padri hanno il primo figlio all’età media di 35 anni nel 2020. In Europa la tendenza è molto simile, con l’indicatore più basso in Bulgaria (dove chi diventa madre in media ha 27 anni) e il più alto in Irlanda (32 anni e mezzo).
Dai dati europei emerge che è in aumento la percentuale di figli con almeno uno dei genitori originario di un altro paese. In Italia il numero di figli che hanno almeno un genitore non italiano sale anno dopo anno in termini percentuali.
Nel 2019 in Italia il 23 per cento dei bambini nasceva da coppie con almeno un genitore non italiano (quasi uno su quattro). Dieci anni prima la percentuale era del 16,6 per cento (circa uno su sei).
Un andamento registrato anche negli altri paesi europei, come in Austria dove un terzo dei bambini nati nel 2019 aveva almeno un genitore di un altro paese, Spagna (28 per cento) e Svezia (31 per cento). Un aumento annuale in termini percentuali confermato dall’Eurostat in quasi tutti i paesi dell’Unione europea.
Un problema relativo
L’invecchiamento della popolazione e la scarsa natalità riguardano l’intera Unione europea, gli Stati Uniti e anche la Cina, mentre l’opposto si registra in Africa, dove l’età media oggi è di 19,7 anni e viene stimato un tasso di fecondità (il numero medio di figli per donna tra i 15 e i 49 anni) molto alto: nel 2020, una donna aveva in media 4,6 figli, quasi il doppio rispetto alla media globale.
E se anche in Africa il numero medio di figli per donna comincerà a scendere, si prevede un aumento significativo della popolazione totale: da 1,3 miliardi di oggi a 2,5 miliardi di persone nel 2050 fino a 3,8 miliardi del 2100, secondo le Nazioni Unite. Tutto mentre l’Unione europea, secondo l’Eurostat, passerà da 447 milioni di abitanti di oggi a 441 milioni nel 2050 e 416 milioni nel 2100.
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