Quando, nel marzo del 2021, la casa d’aste londinese Christie’s ha venduto un’opera d’arte che esiste soltanto in formato digitale per 69,3 milioni di dollari, pochissimi sapevano cosa fosse un non-fungible token (Nft).
Da allora, il mercato è esploso: secondo una recente stima della società di analisi Chainalysis, da gennaio a metà dicembre del 2021 è stato investito l’equivalente di 36 miliardi di euro in Nft soltanto su Ethereum, la piattaforma blockchain più popolare. È grazie a sviluppi recenti nelle blockchain – registri digitali decentrati e tenuti in piedi da un’immensa rete di computer – che gli Nft hanno cominciato a essere possibili.
Dal punto di vista tecnico, si tratta infatti di token, ossia insiemi di informazioni digitali che caratterizzano uno specifico file all’interno di una blockchain. Come le criptovalute, anche gli Nft sono custoditi in appositi portafogli virtuali.
Le blockchain
Questi token sono definiti “non fungibili” perché, al contrario di un bene replicabile, sono unici: è l’equivalente digitale di possedere un’opera d’arte autentica, firmata dall’autore, a cui viene attribuito un valore molto più alto che a una copia qualsiasi. Chi acquista un Nft, insomma, ottiene la possibilità di rivendicare la proprietà di un file - che si tratti di un’opera d’arte, di un meme, di un video o di un accessorio virtuale. Quello che non ottiene, salvo rarissime eccezioni, è il diritto d’autore e il copyright dell’opera, che normalmente continuerà quindi a poter essere scaricata, condivisa e vista da altri utenti online.
In Italia si sta sperimentando con gli Nft principalmente nel mercato dell’arte: gli Uffizi per esempio hanno venduto per 70mila euro l’Nft di una copia ad altissima risoluzione del Tondo Doni di Michelangelo, e il ministro della cultura Dario Franceschini ha promesso, oltre alla regolamentazione del settore, anche un futuro museo italiano dell’arte digitale.
L’arte digitale
A questo si aggiungono iniziative come Surfing Nft, un progetto della fiera d’arte contemporanea torinese Artissima che ha premiato cinque artisti digitali, e Reasoned Art, startup italiana che dal 2019 si presenta come galleria dedicata alla criptoarte volta a mettere in contatto artisti e collezionisti, e che al momento sta trasformando in un Nft una scultura interattiva dell’Arco della Pace di Milano. Gli Nft hanno ovvi vantaggi per artisti, brand e compagnie che vogliono vendere prodotti digitali per i quali altrimenti potrebbe essere difficile trovare un mercato, anche perché riuscire a guadagnare come creatore di contenuti sulle attuali piattaforme social più popolari è sempre più complesso.
Anche nel mondo degli Nft esistono però artisti superstar che monopolizzano l’attenzione degli investitori e intermediari tecnologici molto influenti come OpenSea, Rarible e SuperRare, ovvero piattaforme che fungono da mercati virtuali, all’interno dei quali si concentra la maggior parte delle vendite. Per gli acquirenti, vantare uno o più Nft nel proprio portafoglio digitale permette di sostenere gli artisti in cui si crede, entrare a far parte di comunità online molto affiatate e acquisire capitale sociale (ed effettivo), spendibile in alcuni circoli.
Comprare un Nft non è molto difficile: basta aprire un portafogli virtuale che supporti le criptovalute con cui si vuole effettuare l’acquisto (normalmente gli ether, legati a Ethereum), avere le criptovalute sufficienti a supportare l’acquisto, e scegliere l’Nft prescelto da uno dei tanti mercati online che esistono.
Su quali puntare
Molto più difficile è capire su quali Nft vale la pena davvero investire. Gli Nft, infatti, sono visti come asset speculativi, da acquistare nella convinzione che il loro valore aumenterà in un secondo momento e potranno essere venduti per molti più soldi. O meglio, criptovalute: benché sia possibile, tramite servizi terzi, comprarli anche con valute tradizionali, gli Nft permettono di reinvestire facilmente criptomonete, ovvero denaro digitale che non ha corso legale, ma che può essere utilizzato per molte transazioni online.
L’interpretazione degli Nft come asset a cui è attribuito un valore sempre crescente porta molti a ritenere che si tratti di una bolla speculativa pronta a scoppiare. Non è l’unico dubbio che circonda gli Nft. Oltre alla questione ambientale – dato che le blockchain consumano, per loro natura, un quantitativo esorbitante di energia elettrica – molti esperti sono preoccupati del fatto che in moltissimi si stiano gettando in questo mondo senza comprendere appieno né i meccanismi della finanza né quelli della tecnologia, diventando facili prede di truffe e false promesse. Secondo il Financial Times, la maggior parte dei nuovi collezionisti di Nft sul mercato secondario non è ancora riuscita a recuperare il costo dei propri acquisti.
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