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L’esercito nigeriano respinge l’attacco di Boko haram a Gombe

I jihadisti avevano fatti irruzione nella città ordinando alla popolazione di non andare a votare per eleggere il nuovo presidente

Altri 2 aggiornamenti
Una donna in un quartiere cristiano distrutto a Jos, il 24 gennaio 2013. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
La stazione di polizia di Madagali, il 26 gennaio 2013, bombardata da Boko haram il 13 dicembre 2012. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
Un matrimonio nella chiesa di St. Finbar a Jos, il 24 gennaio 2013. Nello stesso luogo, l’11 marzo 2012 un attacco suicida ha ucciso undici persone. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
Jos, il 24 gennaio 2013. Benjamin Chuwang Tari ha perso il figlio nell’attentato alla chiesa di St. Finbar dell’11 marzo 2012. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
Chima Ohazurume a Madalla, il 25 gennaio 2013. L’uomo è sopravvissuto all’attentato nella chiesta di St. Therese, dove il 25 dicembre 2011 sono rimasti uccise trentadue persone. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
Abitanti di Wumu, nel nordest della Nigeria, il 26 gennaio 2013. Boko haram è ritenuto responsabile della morte di otto persone nell’attacco avvenuto nel villaggio il 12 agosto 2012. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
Jos, il 24 gennaio 2013. Padre Peter mostra i resti dell’autobomba esplosa davanti alla chiesa di St. Finbar nel 2012. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
Madalla, il 25 gennaio 2013. Mercy Agbo è una sopravvissuta all’attacco nella chiesa di St. Therese durante la notte di Natale del 2011. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
Il nord della Nigeria, il 25 gennaio 2013. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
I resti dell’attentato del Natale 2011 nella chiesa di St. Therese a Madalla, il 25 gennaio 2013. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
Padre Alex cammina tra le macerie di una chiesa bruciata a Jos, il 24 gennaio 2013. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)
Una bambina nel quartiere cristiano di Jos, il 24 gennaio 2013. (Andy Spyra, Laif/Contrasto)

Vivere con Boko haram

In Nigeria, in vista delle elezioni presidenziali spostate al 28 marzo, le violenze del gruppo jihadista Boko haram sono aumentate, allargandosi anche in Camerun, Niger e Ciad. Le autorità camerunesi affermano di aver ucciso ottanta militanti e di averne arrestati un migliaio. Il Niger dichiara di aver arrestato 160 persone legate a Boko haram dal 6 febbraio.

Dal 2009, dopo la morte del fondatore Mohammed Yusuf, il gruppo Boko haram si è radicalizzato, ispirandosi ai taliban afgani e ad Al Qaeda. Nell’agosto del 2014 l’attuale leader Abubakar Shekau ha proclamato il califfato nel nordest della Nigeria, sull’esempio del gruppo Stato islamico. Obiettivi di Boko haram sono le comunità cristiane, le istituzioni governative e, negli ultimi tempi, la popolazione civile, senza distinzioni. Gli attacchi hanno causato 13mila morti e un milione di sfollati. Si stima che Boko haram possa contare su 30mila combattenti.

Il fotografo tedesco Andy Spyra ha passato tre anni nei villaggi nel nord della Nigeria, documentando gli attacchi di Boko haram nella regione soprattutto a Sokoto, Jos, Mahalla e i villaggi a sud di Maiduguri. Sono pochissimi i giornalisti europei che sono riusciti a entrare nella regione.

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