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Aleppo, il 2 maggio 2015. (Emin Ozmen)
Said Ahmed Hussein, 23 anni, afgano, detenuto nella prigione di Al Shamiya Jibha, a est di Aleppo, il 3 maggio 2015. È stato catturato nell’ottobre del 2014 dall’Esercito siriano libero. (Emin Ozmen)
Sheikh Abdul Kader Falas , 47 anni, nella prigione di Al Shamiya Jibha ad Aleppo, il 3 maggio 2015. Falas si occupa delle trattative per la liberazione dei detenuti afgani. (Emin Ozmen)
Said Ahmed Hussein divide la cella con Murad Ali Hamidi, a destra, 45 anni. Hamidi, anche lui afgano, è stato catturato insieme a Hussein. (Emin Ozmen)
Ragazzi vanno a scuola nel distretto di Al Saif Deawla, nel sudovest di Aleppo, il 4 maggio 2015. (Emin Ozmen)
Il quartiere di Bustan al Kasser ad Aleppo, controllato dall’Esercito siriano libero, il 3 maggio 2015. (Emin Ozmen)
Il quartier generale di un gruppo di ribelli dell’Esercito siriano libero, allestito in una scuola abbandonata ad Azaz, al confine tra Turchia e Siria, il 4 maggio 2015. (Emin Ozmen)
Alcuni oggetti personali di un ribelle ad Aleppo, il 2 maggio 2015. (Emin Ozmen)
Un ribelle dell’Esercito siriano libero nel distretto di Al Saif Deawla, nel sudovest di Aleppo, il 3 maggio 2015. (Emin Ozmen)
Una strada nel quartiere di Bustan Al Kasser, ad Aleppo, controllato dall’Esercito siriano libero, il 3 maggio 2015. (Emin Ozmen)

Prigionieri della guerra

In Siria la guerra civile dura da più di quattro anni e i fronti del conflitto sono sempre più numerosi. L’esercito regolare è in difficoltà e a sostenerlo sono arrivati i militari di Hezbollah, che ha reclutato decine di cittadini stranieri, soprattuto afgani, prigionieri nelle carceri iraniane.

Il fotografo Emin Özmen e la giornalista Cloé Kerhoas hanno incontrato due di questi combattenti ad Aleppo, dove si trovano dopo essere stati catturati dai ribelli dell’Esercito siriano libero mentre combattevano insieme alle forze armate del regime di Bashar al Assad.

Murad Ali Hamidi ha 45 anni. È andato via dall’Afghanistan per cercare fortuna in Iran, ma nel settembre del 2013 è stato arrestato con l’accusa di traffico di droga. In carcere, dopo essere stato torturato, racconta che gli sono stati offerti stipendio e documenti regolari in cambio di due mesi di combattimento in Siria a fianco dell’esercito. Una storia simile la racconta Said Ahmed Hussein, anche lui afgano, 23 anni e compagno di cella di Murad.

Dopo un breve addestramento sono stati spediti ad Aleppo dove sono stati rapidamente catturai dai ribelli. Ormai è quasi un anno che sono in carcere, ma nessuno sembra interessato a tirarli fuori. “In passato abbiamo fatto degli scambi di prigionieri con il regime siriano. Ma con gli afgani non c’è niente da fare”, spiega Sheikh Abdulqader Falas, che conduce le trattative per la loro liberazione. “Abbiamo contattato anche il Comitato internazionale della Croce rossa ma niente. Sembra proprio che questi siano destinati a restare con noi fino alla fine della guerra”.

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