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La polizia sul luogo di un crimine nel quartiere di Mutakura, a Bujumbura, il 5 novembre.
Gloria (non è il suo vero nome) è parente di un agente di polizia che è stato ucciso a Bujumbura qualche giorno dopo l’inizio delle proteste, nell’aprile del 2015.
Abitanti del quartiere di Mutakura, a Bujumbura, scappano verso le zone più sicure della città, il 5 novembre.
Nella scuola superiore di Cibitoke, a Bujumbura, il 3 novembre. Ora circa il 70 per cento degli studenti è tornato in aula dopo avere protestato per giorni contro la scomparsa di un loro compagno e la presenza della polizia nella scuola.
Un taxi incendiato nel quartiere di Cibitoke,a Bujumbura, il 4 novembre.
La sede di Tele Renaissance, a Bujumbura, il 4 novembre. I mezzi di comunicazione non statali sono stati chiusi dal tentativo di colpo di stato del 13 maggio.
A Cibitoke, a nord di Bujumbura, il 3 novembre. Molte persone cercano di tornare a casa quando c’è ancora la luce del giorno perché di notte accadono diversi omicidi.
Gli abitanti del quartiere di Mutakura, a Bujumbura, cancellano i numeri civici dalle loro case per non essere identificati.
Un uomo morto in un’automobile incendiata a Mutakura, a Bujumbura, il 5 novembre.
Elise (non è il suo vero nome) è la madre di un uomo che di recente è scomparso durante l’attacco a un autobus, a Bujumbura, il 4 novembre.

Il Burundi sull’orlo del caos

Nella notte tra il 21 e il 22 novembre almeno quattro civili sono stati uccisi a Bujumbura, la capitale del Burundi, durante degli scontri con la polizia. Secondo le autorità burundesi c’è stata una sparatoria dopo che gli agenti sono entrati in un bar per arrestare un gruppo di giovani che stava preparando un attentato.

Dall’aprile del 2015 ci sono stati numerosi episodi di violenza tra le forze dell’ordine e gli oppositori del governo del presidente Pierre Nkurunziza. L’opposizione contesta il terzo mandato del presidente, conquistato con le elezioni del 21 luglio. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, negli ultimi sei mesi in Burundi ci sono stati almeno 240 omicidi. Anche se gli episodi di violenza sono da attribuire a tutte le parti coinvolte nel conflitto, le forze di sicurezza si sono rese colpevoli di esecuzioni extragiudiziali, arresti arbitrari e abusi in varie città del paese, tra cui varie limitazioni della libertà di espressione. Il 25 novembre il ministero dell’interno ha temporaneamente vietato le attività di alcune ong locali, tra cui quella di Marguerite Barankitse, premio Chirac nel 2008 per il suo lavoro in aiuto degli orfani.

Secondo molti osservatori il Burundi è sull’orlo di una guerra civile, al punto che alcuni cittadini europei e statunitensi hanno cominciato a lasciare il paese. Il 23 novembre Barack Obama ha imposto delle sanzioni economiche (blocco di beni, conti bancari a accordi finanziari) ad alcune personalità del governo di Bujumbura.

L’autore di queste foto, scattate a Bujumbura nel novembre del 2015, vuole restare anonimo per questioni di sicurezza.

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