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Durante un’operazione di soccorso nel mar Mediterraneo in cui sono state salvate 108 persone, il 17 aprile 2016. (Sinawi Medine)
Donne nigeriane dopo essere state soccorse nel mar Mediterraneo dall’organizzazione Sos Méditerranée in collaborazione con Médecins du monde, il 24 aprile 2016. (Sinawi Medine)
Due minori non accompagnati guardano una mappa della Francia alla valle della Roia, tra Italia e Francia, il 29 novembre 2016. Nella zona, il collettivo chiamato Roya citoyenne si è attivato per dare aiuto ai migranti. (Sinawi Medine)
Due donne appena soccorse nel mar Mediterraneo dall’organizzazione Sos Méditerranée in collaborazione con Médecins du monde, il 30 marzo 2016. (Sinawi Medine)
Una donna eritrea con suo figlio nel rifugio allestito dall’agricoltore francese Cédric Herrou nella valle della Roia, una enclave montana al confine tra la Francia e l’Italia, il 13 ottobre 2016. (Sinawi Medine)
Una profuga eritrea accompagnata da un volontario del collettivo Roya citoyenne alla valle della Roia, al confine tra la Francia e la Germania, il 14 ottobre 2016. La donna ha camminato tutta la notte sotto la pioggia prima di essere aiutata. (Sinawi Medine)
Un rifugio per migranti allestito dai volontari del collettivo Roya citoyenne a Saint-Dalmas-le-Selvage, il 17 ottobre 2016. (Sinawi Medine)
Durante un’operazione di soccorso nel mar Mediterraneo, il 28 marzo 2016. (Sinawi Medine)
Una donna dopo essere stata soccorsa nel mar Mediterraneo, il 17 aprile 2016. La donna soffre di crisi respiratoria provocata dall’inalazione di gasolio durante il viaggio in mare. (Sinawi Medine)
Quindici minori eritrei non accompagnati lasciano la casa dell’agricoltore Cédric Herrou che li ha ospitati per alcuni giorni nella valle della Roia, al confine tra la Francia e l’Italia, il 17 ottobre 2016. (Sinawi Medine)

Da profugo a fotografo, la storia di Sinawi Medine

Anni fa aveva intrapreso un viaggio lungo e doloroso. Era fuggito dal suo paese, lasciando la casa e la famiglia. Aveva attraversato prima il deserto e poi il mare ed era arrivato in Europa senza niente. Ora, con una macchina fotografica in mano e imbarcato su una nave in mezzo allo stesso mare, guarda negli occhi i migranti e rivede se stesso. Sinawi Medine racconta al Washington Post il suo lavoro come fotografo a bordo delle imbarcazioni di salvataggio attive nel Mediterraneo.

Medine è un fotografo freelance che vive a Nizza, in Francia. Ha scoperto la fotografia molti anni fa, nel suo paese, l’Eritrea. Dopo il diploma si era rifiutato di svolgere il servizio militare obbligatorio, che è a tempo indeterminato e può durare per decenni. “Non potevo pensare di essere un soldato tutta la vita”, ha detto. Quindi, all’inizio degli anni duemila, lascia l’Eritrea e va prima in Sudan e poi in Libia. Lì, nel 2009, decide di partire per l’Europa.

Dopo alcuni anni di lavoro e di studio in Francia, Medine ha cominciato a lavorare come fotografo freelance e a documentare una crisi che lui conosce di persona.”In Libia avevo rimediato una piccola macchina fotografica e avevo cominciato a scattare foto. Ma quando sono salito sul barcone un trafficante l’ha presa e buttata via. Così sono arrivato senza niente in Europa. Neanche le foto”, ha detto. “Questo mi rattrista sempre. Non ho documentato quello che ho vissuto prima. Tornare sulle navi per lavorare mi dà l’opportunità di fare quello che non ho potuto fare prima”.

Il suo ultimo lavoro segue il percorso dei migranti provenienti dall’Africa orientale e diretti in Italia e Francia. “Mi piace questo lavoro perché sento che sto facendo qualcosa”, ha detto. “Sì, molte persone potrebbero farlo, ma per me in un certo senso è un obbligo”.

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