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La Repubblica Ceca apre alla ripresa verde
Il 27 maggio la Commissione europea dovrebbe presentare le sue proposte per il piano di rilancio dell’economia europea e per la revisione del bilancio dell’Unione. Secondo una bozza ottenuta da EUobserver il piano dovrebbe dare la precedenza all’efficienza energetica degli edifici, alle energie rinnovabili, all’uso dell’idrogeno, alla mobilità alternativa e alla gestione dei rifiuti.
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è impegnata a mettere gli obiettivi del green deal europeo al centro delle politiche per il rilancio dell’economia dell’Unione, ma finora si è scontrata con le obiezioni dei paesi dell’Europa centrorientale, che dipendono ancora dalle centrali a carbone.
Un segnale importante però è appena arrivato dalla Repubblica Ceca, il cui premier Andrej Babiš aveva esplicitamente invitato l’Europa a mettere da parte la lotta contro il cambiamento climatico e concentrarsi sulla pandemia. Il governo ceco ha approvato una dichiarazione secondo cui gli obiettivi del green deal “potrebbero costituire un’opportunità per la ripresa economica”, segno che la sua posizione si sta ammorbidendo. Secondo Euractiv Praga vede nel piano soprattutto un’opportunità di ottenere più soldi dal prossimo bilancio europeo.
A Gerusalemme arabi ed ebrei collaborano contro il virus
Con la lotta alla pandemia a Gerusalemme si sono instaurate nuove forme di collaborazione tra le comunità araba ed ebraica, scrive Le Monde.
Il 5 maggio i palestinesi di Shuafat, un campo profughi che si trova dentro i confini di Gerusalemme ma al di là della barriera di separazione costruita da Israele, hanno ricevuto una visita inaspettata: quella del sindaco Moshe Leon, che dirige la città santa dal 2018. Una visita senza precedenti in un’area di Gerusalemme Est trascurata, poco frequentata dalla polizia e tanto meno dai sindaci.
Dopo aver protestato ad aprile per la mancanza di fondi da destinare a quattro ospedali privati di Gerusalemme Est, Leon ha distribuito a Shuafat dei pacchi alimentari. Oltre a invitare la popolazione a rispettare le misure di isolamento, ha promesso la costruzione di un parco per bambini e ha ascoltato le preoccupazioni degli abitanti di un quartiere dove droga e armi circolano liberamente. Il sindaco di destra, sostenuto dalla comunità ebraica ultraortodossa, non teme le critiche che potrebbero arrivare dal suo stesso campo per essersi avvicinato agli arabi.
Distribuzione di pacchi alimentari
Il nuovo coronavirus sembra aver rimodellato i vecchi confini della città santa. “Alcune comunità israeliane che vivono al di là del muro si sono attivate per distribuire in queste zone grigie più di tremila pacchi alimentari al giorno forniti dall’esercito”, continua Le Monde.
A Qalandiya, principale punto di accesso a Gerusalemme per i palestinesi della Cisgiordania, il ministero dell’interno israeliano e l’Autorità nazionale palestinese (Anp) si coordinano per far fronte alla pandemia. “Il potere qui non è nelle mani di Israele o dell’Anp, ma in quelle della comunità”, spiega Nadira Jabeer, che al checkpoint si occupa di raccogliere le lamentele degli abitanti della zona. Recentemente il comune di Gerusalemme ha stanziato per l’ufficio di Nadira un budget di 12 milioni di euro per la raccolta dei rifiuti, fino a poco tempo fa inesistente.
Ma per molti palestinesi questi sforzi nascondono un’altra realtà. “Da una parte distribuiscono cibo, dall’altra il ministero della difesa israeliano approva l’assegnazione di nuove terre a una colonia di Gerusalemme Est per costruire settemila nuovi alloggi”, rivela Fadi Hidmi, ministro dell’Anp che si occupa di Gerusalemme. Fawaz Taleb, capo della polizia dell’Anp a Gerusalemme Est, riconosce comunque una maggiore cooperazione con la polizia israeliana in questo periodo.
Con 281 decessi, Israele ha già cominciato ad allentare le misure di contenimento del virus il 20 maggio. Ma i quartieri arabi vanno più a rilento. Anche se nella parte araba di Gerusalemme sono stati registrati solo due morti, a differenza di quanto avvenuto per le comunità ebraiche ultraortodosse in cui si è concentrata buona parte dei contagi, resta la paura di una seconda ondata. Nei territori amministrati dall’Anp lo stato di emergenza durerà fino a giugno.
Quali paesi europei stanno per riaprire le frontiere
Il 16 marzo, per limitare la diffusione del nuovo coronavirus, i paesi Schengen hanno deciso di chiudere le frontiere esterne e di proibire tutti gli spostamenti non essenziali all’interno dell’area. Nella maggior parte dei paesi i viaggiatori provenienti dall’estero per motivi validi devono restare in isolamento per 14 giorni. Il blocco è stato prorogato fino al 15 giugno, ma con l’avvicinarsi di quella data molti paesi hanno già annunciato i loro piani per revocare parzialmente o interamente le restrizioni, anche in vista della stagione turistica.
In Iraq per 150mila studenti sfuma il sogno di laurearsi
“Le proteste e il nuovo coronavirus hanno rubato a 150mila studenti iracheni il sogno di laurearsi”, scrive il quotidiano indipendente iracheno Al Mada. Secondo un portavoce del ministero dell’istruzione superiore, per loro sfumerà la possibilità di completare l’università nella sessione di primavera.
Nell’ottobre del 2019 gli studenti universitari hanno assunto un ruolo di primo piano nelle proteste contro la classe politica corrotta, disertando le lezioni e scendendo in piazza per le manifestazioni. A febbraio di quest’anno le università stavano appena cominciando a riaprire le porte quando è arrivata l’epidemia di covid-19. Le tanto attese cerimonie di laurea, così come le borse di studio internazionali, sono state sospese.
Secondo l’ambasciata statunitense a Baghdad, almeno duecento studenti sarebbero dovuti partire quest’anno per gli Stati Uniti, ma dovranno rimanere a casa per colpa delle restrizioni ai viaggi imposte dall’emergenza. Per Mayada Mohamed, studentessa di belle arti dell’Università di Baghdad, potrebbe essere tardi: “Nella migliore delle ipotesi otterremo la laurea l’anno prossimo. Ma molti di noi non se lo possono permettere, e dovremo cominciare a lavorare senza un titolo di studio adeguato”.
Per molti studenti l’anno di pausa ritarderà ulteriormente la prospettiva di trovare lavoro, in un paese dove la disoccupazione giovanile è intorno al 36 per cento. Matar studia medicina e, dopo la laurea, si aspetta di ottenere una nomina per un impiego governativo. In un’economia ancora imperniata sul modello socialista, spiega Al Mada, molti laureati fanno affidamento sullo stato per trovare lavoro. Ora la nomina di Matar potrebbe slittare alla fine del 2021.
Come Mayada o Matar, più del 60 per cento dei 40 milioni di iracheni ha meno di 25 anni. Secondo le stime, entro il 2030 la fetta più giovane della popolazione aumenterà di altri dieci milioni di persone.
In Francia l’agenzia del farmaco vuole sospendere i test con l’idrossiclorochina
L’agenzia francese del farmaco ha annunciato di aver “avviato” la procedura per sospendere “in via precauzionale” l’inclusione di nuovi pazienti negli studi clinici che valutano l’idrossiclorochina nel trattamento per il covid-19.
La decisione segue quella dell’Organizzazione mondiale dalla sanità che ha temporaneamente interrotto i test sull’idrossiclorochina, dopo la pubblicazione di uno studio che ne metteva in dubbio l’efficacia e la sicurezza.
”The Executive Group has implemented a temporary pause of the hydroxychloroquine arm within the Solidarity Trial while the data is reviewed by the Data Safety Monitoring Board”-%3Ca href=%22https://twitter.com/DrTedros?ref_src=twsrc%255Etfw%22%3E@DrTedros%3C/a%3E %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/COVID19?src=hash&ref_src=twsrc%255Etfw%22%3E#COVID19%3C/a%3E
— World Health Organization (WHO) (@WHO) ?
L’agenzia francese specifica che questa sospensione entrerà in vigore 24 ore dopo un confronto tra gli organizzatori dei 16 test autorizzati in Francia relativi a questa molecola.
Il virus non si diffonde facilmente sulle superfici
Secondo i Centers for disease control and prevention (Cdc), la massima autorità sanitaria degli Stati Uniti, il Sars-cov-2 non si diffonde facilmente sulle superfici. Il New York Times spiega che i Cdc avevano raggiunto questa conclusione già a marzo, ma hanno voluto ribadirla in un momento in cui gli Stati Uniti stanno riaprendo le attività economiche, quindi crescono le interazioni e molte persone temono di infettarsi attraverso gli oggetti.
Nel loro rapporto i Cdc spiegano che è possibile ammalarsi toccando una superficie su cui c’è il virus e mettendosi le mani sulla bocca, sul naso e sugli occhi, ma questi casi sono una piccola porzione delle infezioni. “Il virus che causa il covid-19 si trasmette invece molto facilmente tra le persone, in modo più efficiente dell’influenza stagionale, ma non allo stesso livello del morbillo”.
Kristen Nordlund, portavoce dei Cdc, sostiene che per venire contagiati da una superficie devono verificarsi alcune condizioni. Per prima cosa, il virus deve essere stato diffuso da una persona infetta sulla superficie in grandi quantità. Poi deve sopravvivere sulla superficie finché non viene toccato da un’altra persona. E anche se finisce sul dito di quella persona, deve sopravvivere abbastanza fino al momento in cui quella persona si tocca il viso con il dito.
“Molto di quello che sappiamo sul virus e le superficie arriva da uno studio del New England Journal of Medicine pubblicato a marzo. I ricercatori hanno scoperto che il virus, se trova le condizioni ideali, può sopravvivere per tre giorni sul metallo e sulla plastica e fino a un giorno sul cartone”. Ma anche se sopravvive, non è detto che la carica virale sia sufficiente per infettare una persona.
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