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Ci vorrà ancora tempo prima di avere un vaccino
La multinazionale farmaceutica AstraZeneca ha annunciato una collaborazione con l’università di Oxford per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione mondiale di un vaccino contro il covid-19, la cui sperimentazione è appena cominciata al Jenner institute di Oxford. Se si dovesse dimostrare efficace, l’azienda punta ad avere cento milioni di dosi entro la fine dell’anno, dando la priorità alle categorie a rischio.
Molti giornali in tutto il mondo hanno dato grande risalto alla notizia dei primi volontari che hanno ricevuto una dose del vaccino di Oxford, per ora chiamato ChAdOx1 nCoV-19, nell’ambito di una sperimentazione per testarne la sicurezza. Tuttavia, avverte New Scientist, la possibilità che il vaccino possa essere pronto entro un anno, come è stato detto, sembra piuttosto remota.
Uno studio del 2013 ha calcolato che, prima di entrare nella fase clinica, i vaccini sperimentali hanno mediamente una probabilità del 6 per cento di raggiungere il mercato. Secondo un’analisi del 2019, la probabilità di successo di quelli che arrivano alla sperimentazione sarebbe invece del 33,4 per cento.
Lo studio del 2013 ha osservato che, tra il 1998 e il 2009, il tempo medio impiegato per sviluppare un vaccino era di 10,7 anni. È possibile, però, procedere più rapidamente: quello contro l’ebola è stato prodotto in soli cinque anni. Finora nessun altro vaccino è stato sviluppato in così poco tempo.
Tuttavia, una volta individuato il vaccino che offre la migliore copertura, uno degli aspetti più complicati è la produzione di massa. Produrre miliardi di dosi rappresenta uno sforzo produttivo senza precedenti. Senza contare che potrebbe esserci bisogno anche dei richiami.
I paesi non possono pensare di aspettare di trovare un vaccino per uscire dalla crisi. All’inizio di aprile, l’epidemiologo Mark Woolhouse dell’Università di Edimburgo, nel Regno Unito, ha detto a New Scientist: “Non credo che l’attesa di un vaccino possa essere degna della parola ‘strategia’. Non è una strategia, è una speranza”.
Il punto sul coronavirus in Italia
Il 30 aprile, alle ore 18, il capo della protezione civile Angelo Borrelli ha fatto il punto sulla diffusione del nuovo coronavirus (Sars-cov-2) in Italia.
I dati diffusi dalla protezione civile, anche se utili, vanno letti con cautela. A volte mancano quelli di una o più regioni, e soprattutto non sono omogenei, cioè i criteri con cui sono raccolti non sono gli stessi in tutte le regioni.
In base alla stima preliminare dell’Istat, nel primo trimestre del 2020 il pil italiano è diminuito del 4,7 per cento rispetto al trimestre precedente. Nel documento di economia e finanza (Def) il governo aveva previsto un calo ancora più netto, del 5,5 per cento.
Una circolare del ministero dell’interno chiarisce le regole per i funerali, che torneranno a essere celebrati a partire dal 4 maggio. In base al decreto del 26 aprile, le cerimonie si svolgeranno preferibilmente all’aperto, con la partecipazione massima di 15 persone, che dovranno indossare dispositivi di protezione e rispettare il distanziamento sociale.
Un’ordinanza della regione Calabria ha disposto la riapertura a partire da oggi di bar e ristoranti con tavoli all’aperto. Il governo invierà una diffida perché l’ordinanza è in contrasto con il decreto in vigore fino al 3 maggio.
Ieri 4.472 persone sono state multate per aver violato le regole sugli spostamenti, 25 sono state denunciate per false dichiarazioni e otto sono state denunciate per violazione della quarantena. Cinquantasei esercizi commerciali che operavano in violazione delle norme sono stati chiusi.
Cosa succede se mancano i profilattici
Nel periodo del confinamento e del distanziamento sociale e fisico è calato l’acquisto di profilattici, nota l’azienda produttrice Durex, affermando che la diminuzione è stata registrata soprattutto in Italia e nel Regno Unito. Laxman Narasimhan, amministratore delegato dell’azienda, ha osservato che in Cina la vendita dei profilattici è ormai tornata ai livelli precedenti alla pandemia.
Inoltre, spiega il Guardian, le misure di isolamento hanno fatto diminuire anche l’estrazione di gomma per il lattice, soprattutto in Malesia, dove si trovano molte fabbriche di preservativi. La Karex, che produce un quinto dei profilattici venduti nel mondo, ha dovuto chiudere tre impianti e ha prodotto duecento milioni di pezzi in meno nell’ultimo mese. Goh Miah Kiat, amministratore delegato della Karex, si è detto preoccupato anche perché “il preservativo è un dispositivo sanitario essenziale”.
La diminuzione dei profilattici disponibili sul mercato o forniti ai programmi di aiuto sociosanitario nei paesi più poveri, fanno notare le Nazioni Unite, può infatti causare problemi devastanti in tutto il mondo: “La mancanza di preservativi o di altri contraccettivi può far aumentare le gravidanze indesiderate, con ricadute pesanti per le ragazze adolescenti, le donne, i loro partner e le loro famiglie”.
Speranze e dubbi sull’efficacia del remdesivir
La Food and drug administration, l’ente governativo statunitense per la regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, potrebbe annunciare presto l’autorizzazione all’uso del remdesivir per il trattamento del covid-19 dopo che il farmaco ha mostrato risultati promettenti in uno studio internazionale.
Lo studio, condotto dal National institute of allergy and infectious diseases (Niaid) statunitense, è stato realizzato su 1.063 persone e ha mostrato che i pazienti che assumevano il farmaco si sono ripresi fino a quattro giorni più velocemente rispetto a chi aveva ricevuto un placebo. Anthony Fauci, responsabile del Niaid, ha definito i risultati dello studio “molto incoraggianti”. “I dati mostrano che il remdesivir ha un chiaro e significativo effetto positivo nel ridurre i tempi di recupero”, ha detto durante un incontro con il presidente Donald Trump.
Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha annunciato che anche il ministero della salute del suo paese avrebbe accelerato l’approvazione del farmaco.
Cos’è il remdesivir
Si tratta di un farmaco antivirale che interrompe la replicazione del virus inibendo un enzima: l’Rna polimerasi-Rna dipendente. Originariamente è stato sviluppato dall’azienda farmaceutica Gilead Sciences per curare l’ebola e i virus imparentati, ma nel 2019, quando è stato sperimentato durante l’epidemia di ebola nella Repubblica Democratica del Congo, gli effetti sono stati scarsi. Tuttavia, dato che l’enzima colpito dal farmaco è simile in altri virus e che nel 2017 alcuni ricercatori avevano dimostrato, attraverso studi in provetta e sugli animali, che il composto può inibire i coronavirus all’origine di Sars e Mers, è stato riproposto per combattere il Sars-cov-2, responsabile del covid-19.
Non tutti sono d’accordo
Il 29 aprile, poche ore dopo le parole di Fauci, la rivista medica britannica The Lancet ha pubblicato i risultati di un altro studio, condotto su 237 pazienti in dieci ospedali della provincia cinese di Hubei, secondo cui il remdesivir “non è associato a benefici clinici statisticamente significativi”. Tuttavia, la ricerca cinese ha osservato che in un paziente il farmaco ha ridotto il tempo necessario per migliorare perché è stato assunto nei primi dieci giorni dalla manifestazione dei sintomi, spingendo i ricercatori a raccomandare ulteriori studi.
L’Oms è cauta
L’Organizzazione mondiale della sanità ha avvertito che non si può fare affidamento su una singola ricerca. “In genere non è dai risultati di uno studio che arriva la svolta”, ha detto Maria Van Kerkhove, che sta guidando la risposta tecnica dell’Oms alla pandemia di covid-19. “Una volta visti tutti gli studi e valutati complessivamente, possiamo arrivare a una conclusione”, ha detto.
Quanto remdesivir è disponibile attualmente?
L’amministratore delegato della Gilead, Daniel O’Day, ha dichiarato che l’azienda farmaceutica ha cominciato ad aumentare la produzione del farmaco da gennaio, nella speranza che fosse efficace. O’Day ha dichiarato che finora l’azienda ha prodotto cinquantamila cicli di trattamento e prevede che il numero aumenterà a 140mila entro luglio.
Quali altri farmaci sono allo studio?
Molti altri farmaci sono allo studio, tra cui alcuni antiretrovirali, come quelli usati contro l’hiv; medicine che prendono di mira la reazione infiammatoria del corpo al virus; o l’idrossiclorochina antimalarica, che è un farmaco generico fuori brevetto.
E il costo?
Il valore delle azioni della Gilead è aumentato del 5,68 per cento dopo la notizia dello studio della Niaid, quindi c’è chi teme che l’azienda possa cercare di trarre profitto dalla pandemia. O’Day ha detto che non ci sarebbero “ostacoli” all’accesso al farmaco se si dimostrasse efficace e che la Gilead non si concentrerà sui profitti del remdesivir. Ma in passato l’azienda è stata criticata per le sue pratiche tariffarie, anche in una disputa con il governo degli Stati Uniti su uno dei suoi farmaci per l’hiv, il Truvada, che negli Stati Uniti costa più di ventimila dollari all’anno per ogni paziente. La versione generica costa circa sei dollari al mese.
Centomila lavoratori bloccati in mare
Dalle coste della Florida al porto di Dubai, dalle isole Galapagos alle acque al largo dell’Australia, c’è una nazione di naufraghi galleggianti, abbandonati sulle navi che non possono tornare a casa. In un’inchiesta il Guardian rivela che in tutto il mondo ci sono circa centomila lavoratori bloccati sulle navi da crociera, molti costretti in quarantena in piccole cabine, alcuni con lo stipendio ridotto. Non possono sbarcare perché nessun paese glielo consente e le loro comunicazioni con il mondo esterno sono ridotte al minimo. Come racconta uno di loro sotto anonimato: “Non abbiamo ricevuto alcuna informazione sui tempi del nostro rimpatrio né sappiamo se stanno facendo qualcosa per organizzarlo. Siamo come prigionieri nelle cabine”.
Secondo il quotidiano britannico, in circa cinquanta navi da crociera sono state registrate infezioni da covid-19. Almeno diciassette componenti degli equipaggi sono morti e decine di loro sono stati fatti sbarcare per essere ricoverati in ospedale. A bordo delle navi da crociera ci sono attrezzature mediche, ma poche sono equipaggiate per gestire emergenze sanitarie come quella causata dal nuovo coronavirus.
Terra di nessuno
“Alcuni di questi membri dell’equipaggio si trovano in una terra di nessuno”, ha detto al Guardian John Hickey, avvocato esperto in diritto marittimo: “non possono beneficiare dei diritti garantiti dai loro paesi di origine e sono esclusi dalla giurisdizione degli stati in cui si trovano le navi”. Nella maggior parte dei casi, ricorda ancora il quotidiano, le compagnie “sono registrate in nazioni caratterizzate da un basso livello di tassazione e di regolamentazione come Panama o la Liberia e le navi battono bandiera di territori come le Bahamas o le Bermuda, che non sono preparati ad assistere migliaia di membri degli equipaggi malati”.
Di solito i lavoratori del settore provengono da paesi poveri, come le Filippine, l’Indonesia e l’India, e guadagnano tra i 1.000 e i 2.000 dollari al mese per lavorare sette giorni a settimana, ha confermato al Guardian Ross Klein, professore al St. John’s college di Terranova, in Canada, e autore di quattro libri sull’industria delle crociere. In tutto il mondo le crociere sono state sospese il 14 marzo, ma molti porti avevano già vietato gli sbarchi. Quindi alcuni membri degli equipaggi sono bloccati in mare da mesi.
I documenti consultati dal Guardian rivelano che almeno una linea di crociere ha smesso di pagare parte dei lavoratori rimasti a bordo. Per la sua inchiesta il giornale britannico ha fatto affidamento su CruiseMapper, un sito per la localizzazione delle navi, e sulle denunce pubblicate da vari mezzi d’informazione.
L’economia dell’eurozona subisce la peggiore contrazione di sempre
Nel primo trimestre del 2020 l’economia dell’eurozona ha subito la più rapida contrazione da quando le misurazioni sono cominciate nel 1995. Secondo le stime preliminari pubblicate da Eurostat, il pil dei paesi dell’euro si è ridotto complessivamente del 3,8 per cento rispetto all’ultimo trimestre del 2019, un calo mai raggiunto neanche nei momenti peggiori della crisi finanziaria. Se si contano tutti i paesi dell’Unione europea la riduzione dovrebbe essere del 3,5 per cento.
Tra i singoli paesi, la Francia ha registrato il dato peggiore con un calo del 5,8 per cento, seguita dalla Spagna (5,1 per cento) e dall’Italia (4,7 per cento). La Germania non ha ancora pubblicato i dati ufficiali, ma il ministro delle finanze Peter Altmaier ha previsto che nell’arco del 2020 il pil tedesco si ridurrà del 6,3 per cento – il dato peggiore della storia della repubblica federale, ma comunque decisamente migliore rispetto alle previsioni per i paesi vicini.
Nel secondo trimestre infatti il calo del pil potrebbe essere ancora più grave, dato che in Europa le misure di isolamento sono state adottate solo a marzo. La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha avvertito che il pil dell’eurozona potrebbe ridursi del 12 per cento nel 2020. Il 30 aprile Lagarde ha annunciato che la Bce ridurrà i tassi d’interesse sui prestiti alle banche e che è pronta ad ampliare il suo programma di acquisto di titoli di stato.
In Venezuela chi viola la quarantena viene punito pubblicamente
Desde Trujillo denuncian humillaciones a ciudadanos en Bocon%C3%B3 por funcionarios de la polic%C3%ADa, quienes obligan a hacer sentadillas a quienes salen y regresan a sus casas, humill%C3%A1ndolos p%C3%BAblicamente. Exigimos respeto a la dignidad humana de los venezolanos. %3Ca href=%22https://t.co/l8Xf2FMNDD%22%3Epic.twitter.com/l8Xf2FMNDD%3C/a%3E
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In Venezuela sono stati denunciati casi di punizioni degradanti inflitte dalla polizia alle persone che avevano infranto il divieto di circolare previsto dalle misure di contenimento del nuovo coronavirus. Alcuni sono stati costretti a fare esercizi fisici scandendo slogan, altri, accovacciati sotto il sole, dovevano ripetere: “Non posso uscire di casa”. Qualcuno di loro porta la mascherina.
Sembrano le immagini di vecchie dittature militari, commenta El País, secondo cui “non si tratta di episodi isolati. Le autorità dello stato di Lara hanno emanato un decreto che prevede gravi violazioni dei diritti umani e farlo abrogare è diventato il primo obiettivo degli attivisti. Il provvedimento non autorizza le punizioni degradanti, ma sono stati segnalati vari abusi. Nel decreto vengono stabilite sanzioni pecuniarie come quelle applicate in altri paesi, ma con alcune differenze. Il testo indica, per esempio, che le persone possono essere detenute fino a quando non pagano la multa. Giornalisti e operatori sanitari non sono esentati dai divieti”.
Il governo venezuelano assicura che grazie al rispetto delle misure è stato possibile controllare l’epidemia – ufficialmente sono stati registrati 320 contagi e 10 morti – ma la vita non si è fermata del tutto. Nelle zone più povere si continua a uscire, soprattutto nelle ultime settimane. “La gente non ha bisogno di uscire solo per il cibo, ma anche per cercare acqua e legna”, spiega Nelson Freites, coordinatore della Rete dei diritti umani dello stato di Lara.
In Venezuela è in corso la settima settimana di lockdown. Le conseguenze economiche sono pesanti in un paese in cui oltre il 60 per cento della popolazione vive alla giornata. Secondo l’Osservatorio sui conflitti sociali il malcontento ha generato, solo nel mese di marzo, 580 proteste e diversi saccheggi.
Le ricerche di viaggi per il 2021 tornano a crescere
Dall’inizio della pandemia tutti i paesi del mondo hanno imposto restrizioni agli spostamenti e il turismo ha subìto un crollo senza precedenti. Eppure secondo l’Economist c’è chi non ha perso la speranza di tornare a viaggiare nel futuro prossimo.
I dati sulle ricerche di voli e alberghi compilati dalla Sojern, un’azienda del settore, mostrano che ad aprile quasi nessuno ha fatto programmi per l’estate del 2020. Le ricerche per il prossimo inverno mostrano invece un calo più moderato, e quelle per l’estate del 2021 stanno tornando ad avvicinarsi ai livelli normali. L’interesse tende però a concentrarsi sulle destinazioni all’interno dei confini nazionali, e la tendenza è più forte nei paesi più colpiti dal virus, come l’Italia.
L’unica eccezione significativa è la Germania, dove le destinazioni internazionali sono più ricercate di quelle locali. Le speranze dei tedeschi potrebbero però essere raffreddate dalle ultime dichiarazioni del ministro degli esteri Heiko Maas, che il 30 aprile ha ribadito l’invito a non recarsi all’estero e ha avvertito che nonostante l’allentamento delle misure d’isolamento non bisogna aspettarsi di tornare presto a viaggiare liberamente.
I primi due morti per covid-19 nello Yemen
Lo Yemen ha registrato i primi due decessi causati dal nuovo coronavirus. L’ha confermato la sera del 29 aprile il ministro della salute, Nasser Baoum, a Yemen Tv. Inoltre il comitato incaricato di monitorare la diffusione della pandemia ha fatto sapere su Twitter di aver individuato cinque nuovi casi di covid-19 ad Aden, una città portuale nel sud del paese.
Il 28 aprile le Nazioni Unite avevano avvertito del “rischio reale” che il virus stesse già circolando senza essere rilevato, in un paese dove il sistema sanitario è devastato da anni di guerra e dove circa 24 milioni di persone (l’80 per cento della popolazione) fanno affidamento su qualche forma di assistenza sanitaria, mentre dieci milioni rischiano la fame. Finora nello Yemen era stato individuato un solo caso di covid-19 all’inizio di aprile nella provincia meridionale di Hadramaut.
La crisi più grave al mondo
“Quella in corso nello Yemen è già considerata la più grande crisi umanitaria al mondo”, ha detto Shabia Mantoo, portavoce dell’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), durante una conferenza stampa virtuale a Ginevra, in Svizzera. “Il paese ora deve affrontare anche la minaccia della pandemia, oltre alle conseguenze delle recenti inondazioni”, ha aggiunto, facendo riferimento alle piogge torrenziali che nelle settimane scorse hanno colpito più di centomila persone nel nord. L’Unhcr ha fatto sapere che nelle prossime settimane servono con urgenza 89,4 milioni di dollari per portare avanti i programmi di assistenza nel paese.
Dal marzo del 2015 è in corso un conflitto tra le forze del governo riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita e i ribelli sciiti huthi, che alla fine del 2014 avevano conquistato la capitale Sanaa e gran parte del nord del paese. Almeno centomila persone sono morte nella guerra. La situazione si è inasprita ulteriormente il 26 aprile, quando i separatisti del consiglio di transizione del sud, appoggiato dagli Emirati Arabi Uniti, hanno proclamato l’autonomia delle aree sotto il loro controllo, rompendo un accordo di pace firmato a novembre con il governo riconosciuto dalla comunità internazionale. Il consiglio di transizione del sud, che accusa il governo centrale di corruzione e cattiva amministrazione, ha sede ad Aden, proprio dove sono stati registrati i cinque nuovi casi di covid-19. Le autorità hanno imposto un coprifuoco di tre giorni in città.
In Europa il calo dell’inquinamento potrebbe aver evitato 11mila morti
Secondo uno studio realizzato dal Center for research on energy and clean air (Crea), in Europa il crollo del consumo di combustibili fossili dovuto alla pandemia ha permesso di evitare 11mila morti premature dovute all’inquinamento dell’aria. Il blocco del traffico e delle attività produttive ha infatti determinato un calo del 40 per cento nei livelli di biossido d’azoto e del 10 per cento in quelli di particolato, due inquinanti che secondo l’Agenzia europea dell’ambiente sono responsabili di almeno 400mila morti all’anno nel continente.
Il paese che ha evitato più decessi è la Germania (2.083), seguita dal Regno Unito (1.752), dall’Italia (1.490) e dalla Francia (1.230). Secondo il Crea il lockdown ha alleviato anche altri problemi di salute legati all’inquinamento atmosferico, prevenendo seimila nuovi casi di asma tra i bambini, 1.900 visite al pronto soccorso dovute ad attacchi d’asma e seicento nascite premature. Questo avrebbe contribuito ad alleggerire il sovraccarico dei sistemi sanitari nelle aree con la più alta incidenza di questi problemi, che in molti casi sono anche quelle più colpite dal virus. Anche per questo, secondo gli autori dello studio è essenziale che le misure per far ripartire l’economia diano la precedenza alle energie pulite e alla mobilità alternativa.
Nei paesi dove l’inquinamento atmosferico è un problema sanitario molto più grave che in Europa, il calo dovuto alla pandemia potrebbe aver portato benefici ancora maggiori. Secondo una stima fatta da alcuni ricercatori statunitensi, in Cina solo a febbraio si sarebbero evitati almeno cinquantamila decessi, cioè più delle vittime del virus nello stesso periodo. Per l’India non ci sono ancora dati, ma a New Delhi, la città con l’aria più inquinata del mondo, l’effetto delle misure d’isolamento sullo smog è visibile a occhio nudo.
Le notizie di stamattina sul coronavirus
Scelte dalla redazione di Good Morning Italia
C’era una volta la crescita
Il Prodotto interno lordo degli Usa è calato nel primo trimestre del 4,8 per cento, tornando in negativo per la prima volta dal 2014. È la peggior caduta per l’economia americana dai tempi della crisi del 2008. Le previsioni del governo lasciano intravedere un secondo trimestre ancor più nero, con un calo del Pil fino al 30 per cento (Cnbc).
Estremi rimedi Il presidente della Federal reserve Jerome Powell ha detto che la banca centrale “è pronta a fare tutto il possibile” per contenere gli effetti della pandemia di coronavirus e manterrà i tassi a zero per tutta la durata dell’emergenza (La Stampa), ma ha invitato anche il Congresso a far uso di tutto il grande potere fiscale di cui dispone per contenere lo tsunami economico “senza precedenti” che attende gli Usa (The Hill, Axios).
Senza lavoro Oggi il governo Usa diffonderà i nuovi dati sulle richieste di sussidi di disoccupazione: secondo gli analisti il numero di richiedenti salirà a quota 30 milioni (Usa Today). In molti stati, scrive il Washington Post, le amministrazioni locali si apprestano a ridurre drammaticamente la forza lavoro, mettendo a repentaglio servizi pubblici essenziali.
Senza lavoro/2 Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, 1,6 miliardi di persone – quasi la metà della forza lavoro mondiale – sono a “rischio immediato” di perdere la propria fonte di sostentamento a causa dell’impatto economico della pandemia (Guardian).
Speranze A evitare la caduta delle borse ieri è stato però l’annuncio dell’azienda Gilead di dati positivi dai primi test clinici del farmaco antivirale Remdesivir (Corriere). Il consulente della Casa Bianca Anthony Fauci ha confermato i “chiari effetti” del farmaco nel favorire la guarigione (Cnn), ma ha anche avvertito che una seconda ondata di contagi è “inevitabile” (Washington Post). Intanto un’azienda indiana sta avviando la produzione di massa di un vaccino ancora in attesa di validazione (Economist).
Numeri d’Europa
L’Eurostat diffonderà oggi i dati sull’andamento nel primo trimestre del Pil e della disoccupazione nell’Eurozona. A Francoforte si riunirà invece il comitato esecutivo della Bce: secondo alcuni analisti, potrebbe essere alle porte un nuovo ampliamento della portata del Pepp, il programma di acquisto di titoli d’emergenza (Repubblica).
Osservati speciali Secondo Repubblica nella bozza per il Mes si prevede una sorveglianza rafforzata per i paesi che chiederanno l’aiuto economico contro la pandemia. L’Italia però vorrebbe ammorbidire questa clausola: le trattative iniziano oggi e andranno avanti fino all’8 maggio.
Qui Londra Con l’inclusione dei decessi nelle case di riposo, il conteggio delle vittime dell’epidemia è salito nel Regno Unito a 26.097, facendo del paese il terzo più colpito al mondo dietro Usa e Italia. Il governo ha detto che è troppo presto per valutare un allentamento del lockdown (Euronews). Il primo ministro Boris Johnson ha annunciato intanto la nascita del primo figlio con la compagna Carrie Symonds (Bbc).
I nodi della ripartenza
Regioni vs. stato I governatori delle regioni del centrodestra hanno scritto una lettera congiunta al presidente della repubblica chiedendo maggiori poteri e un’accelerazione delle riaperture nei territori a più basso rischio (Italia Oggi). La presidente della Calabria Jole Santelli ha già firmato un’ordinanza per consentire da oggi la riapertura di bar, pasticcerie, ristoranti e agriturismi “con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto” (Repubblica). In serata il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia, pur aprendo a correttivi interpretativi del Dpcm e a scelte differenziate dopo il 18 maggio, ha chiesto il ritiro delle ordinanze in contrasto con l’ultimo decreto, minacciando di impugnarle (Huff Post). “Non soffino sul fuoco”, ribadisce il ministro in una intervista oggi sul Corriere.
La app e la libertà Nel Consiglio dei ministri chiusosi intorno a mezzanotte è arrivato il via libera al decreto Bonafede, che contiene norme per garantire la riservatezza nell’uso della app Immuni: chi la scaricherà riceverà informazioni “dettagliate e trasparenti”, non ci sarà geolocalizzazione e i dati saranno cancellati a fine emergenza (Corriere). Nel decreto Bonafede si prevede anche una stretta sulla concessione dei domiciliari ai detenuti per mafia e criminalità organizzata, mentre slitta a settembre l’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni (Repubblica).
Posizioni di battaglia Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte riferirà questa mattina prima alla camera e poi al senato sulla gestione dell’emergenza (Ansa). Ieri il leader della Lega Matteo Salvini ha annunciato l’intenzione di restare in aula “sino a quando il governo non avrà dato risposte concrete”: un’iniziativa definita “non concordata” da Fratelli d’Italia (Corriere).
Verso il new normal Il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha annunciato che sarà siglato a giorni un accordo per garantire la fornitura a farmacie e parafarmacie delle mascherine chirurgiche necessarie alla tutela della popolazione (Ansa). La ministra dell’istruzione Lucia Azzolina ha confermato che le prove orali di maturità inizieranno, in presenza, il 17 giugno: l’esame varrà quest’anno 40 crediti, il percorso triennale 60 (Skuola.net).
Numeri Il numero dei malati di coronavirus continua a calare, attestandosi ora secondo la Protezione civile a quota 104.657, così come quello dei ricoveri in terapia intensiva. I nuovi decessi registrati ieri sono stati 323 (Sky TG24).
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