Aggiornamenti dall’Italia e dal mondo, commenti, numeri, foto e video.
Negli Stati Uniti il virus aggrava la crisi degli oppioidi
Operatori sanitari e amministratori in molte località degli Stati Uniti sono preoccupati che la pandemia di Sars-cov-2 possa rendere ancora più difficile gestire un’altra crisi sanitaria: quella causata dall’assunzione di farmaci oppioidi.
Il Daily Beast riferisce che da quando è cominciata la pandemia in alcune città il numero di morti per overdose da oppioidi è aumentato. Il sito riporta le parole di Anahi Ortiz, un medico della contea di Franklin, in Ohio. Ortiz spiega che nei quattro venerdì di aprile c’è stato un aumento costante delle morti per overdose da oppioidi. Solo il 25 aprile sono state sei. La contea di Montgomery, nello stesso stato, sostiene che tra marzo e aprile le morti per overdose sono aumentate del 50 per cento rispetto allo scorso anno. Dati simili vengono riportati anche dalle autorità di altri stati, come Texas, Florida, Pennsylvania e New York.
Secondo molti esperti questa tendenza si spiega con il fatto che il distanziamento sociale e le altre misure imposte per frenare la diffusione del virus stanno rendendo più difficile per chi soffre di dipendenze ottenere i trattamenti e le cure di cui avrebbero bisogno.
Di conseguenza queste persone, che nella maggior parte dei casi sono povere e hanno sistemi immunitari indeboliti, restano completamente isolate da resto della società. Quindi si procurano altri farmaci o sostanze, le assumono in dosi diverse da quelle a cui erano abituate e di conseguenza aumenta il rischio di overdose. Inoltre la chiusura dei confini tra gli stati e le restrizioni ai viaggi rendono più difficile comprare sostanze sul mercato illegale, e questo paradossalmente fa aumentare i rischi.
La situazione, spiega il National Geographic, è particolarmente preoccupante per chi stava cercando di uscire dalla dipendenza, che oltre a non avere accesso ai farmaci usati in questo tipo di terapie in molti casi non può nemmeno comprare alcol perché i negozi per molto tempo sono rimasti chiusi.
Nel 2018 negli Stati Uniti almeno 46mila persone sono morte di overdose di farmaci o sostanze a base di oppioidi.
Il punto sul coronavirus in Italia
Il 5 maggio, alle ore 18, la protezione civile ha presentato il bollettino sulla diffusione del nuovo coronavirus (Sars-cov-2) in Italia.
I dati diffusi dalla protezione civile, anche se utili, vanno letti con cautela. A volte mancano quelli di una o più regioni, e soprattutto non sono omogenei, cioè i criteri con cui sono raccolti non sono gli stessi in tutte le regioni.
Ieri, nel primo giorno della cosiddetta fase 2, le forze dell’ordine hanno multato 3.691 persone per aver violato le regole sugli spostamenti e ne hanno denunciate 98 per false dichiarazioni e undici per violazione della quarantena. Ventitré esercizi commerciali che operavano in violazione delle norme sono stati chiusi.
Hans Kluge, direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità in Europa, ha dichiarato che l’istituto sostiene la strategia scelta dall’Italia per la riapertura e il rafforzamento del suo sistema sanitario.
L’avvocatura dello stato, per conto del governo, ha rinunciato alla procedura urgente nel suo ricorso al Tar di Catanzaro contro un’ordinanza della regione Calabria che dispone la riapertura di bar e ristoranti con tavoli all’aperto. Il ricorso sarà esaminato il 9 maggio.
Nell’ultima settimana sono arrivate circa 30mila chiamate al numero verde di supporto psicologico messo a disposizione dal ministero della salute e dalla protezione civile durante l’emergenza covid-19. Il numero (800833833) è attivo dalle 8 alle 24.
In fila per comprare alcolici in India
File lunghe un chilometro, intervento degli agenti di polizia e saracinesche abbassate in tutta fretta. È quello che è successo davanti ad alcuni negozi di alcolici in India, che il 4 maggio hanno riaperto per la prima volta dopo quaranta giorni. La terza fase del lockdown decisa dal governo, che durerà fino al 17 maggio, prevede infatti l’allentamento delle misure di sicurezza.
Centocinquanta negozi di alcolici gestiti dal governo hanno ricevuto l’autorizzazione per aprire tra le 9 di mattina e le 18,30 del pomeriggio a Delhi, così come molti altri esercizi in tutto il paese. In diversi casi le file sono cominciate già all’alba e gli agenti sono dovuti intervenire per far rispettare le distanze di sicurezza.
Even though Delhi government imposed a 70%25 tax on MRP of liquor, as %E2%80%9Cspecial corona fees%E2%80%9D, people throng %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/LiquorShops?src=hash&ref_src=twsrc%255Etfw%22%3E#LiquorShops%3C/a%3E in large numbers at Mayur Vihar Kotla. %3Ca href=%22https://t.co/bMURz224SS%22%3Epic.twitter.com/bMURz224SS%3C/a%3E
— TOI Delhi (@TOIDelhi) ?
In India le tasse sugli alcolici sono un’entrata fondamentale per il bilancio. Dal 5 maggio in diverse zone del paese è entrata in vigore la “tariffa speciale corona”, un’imposta che ha fatto lievitare il costo degli alcolici tra il 50 e il 70 per cento. Secondo le autorità la misura serve per “sostenere i ricavi, duramente compromessi dal lockdown dovuto al covid-19”.
Uno studio dimostra che la ripresa verde conviene
Secondo uno studio pubblicato il 5 maggio sulla Oxford Review of Economic Policy, dei vasti programmi di investimenti pubblici verdi sarebbero il modo più efficiente di far ripartire le economie colpite dalla pandemia e allo stesso tempo affrontare il cambiamento climatico, scrive la Reuters.
Tra gli autori dello studio ci sono il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz e Nicholas Stern, direttore del Grantham research institute on climate change. “La crisi del covid-19 potrebbe segnare un punto di svolta nella lotta al cambiamento climatico”, scrivono, aggiungendo che molto dipenderà dalle scelte politiche che saranno fatte nei prossimi sei mesi.
Gli autori hanno esaminato più di 700 misure di stimolo adottate durante o dopo la crisi finanziaria del 2008, e hanno intervistato 231 esperti di 53 paesi diversi, tra cui alti funzionari di ministeri delle finanze e banche centrali.
I risultati suggeriscono che gli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica creano più lavori, offrono rendimenti a breve termine più elevati e portano maggiori risparmi a lungo termine rispetto alle misure di stimolo tradizionali.
Lo studio ha individuato le misure che potrebbero garantire i risultati migliori. I paesi industrializzati dovrebbero concentrarsi sul rafforzamento delle “infrastrutture fisiche pulite”, come le centrali solari o eoliche, la modernizzazione delle reti elettriche e l’espansione dell’uso dell’idrogeno.
Gli autori raccomandano anche le ristrutturazioni per migliorare l’efficienza degli edifici, iniziative per l’istruzione e la formazione, progetti per ripristinare o proteggere gli ecosistemi e la ricerca nelle tecnologie pulite.
Nei paesi a basso e medio reddito, la priorità dovrebbe andare agli incentivi ai contadini per investire nell’agricoltura a basso impatto climatico.
Una delle misure meno efficienti, invece, è offrire piani di salvataggio alle compagnie aeree senza subordinarli al raggiungimento di obiettivi di riduzione delle emissioni.
In Spagna si valuta la didattica mista e un massimo di 15 alunni per classe
Il ministero dell’Istruzione spagnolo e le regioni autonome stanno prendendo in considerazione la possibilità di una didattica mista, cioè divisa tra studenti che vanno in aula e altri che seguono le lezioni online. Intanto il settore dell’istruzione chiede maggiori risorse.
Per il nuovo anno scolastico si pensa di stabilire un massimo di 15 alunni per classe. Attualmente in alcune regioni possono essere fino a 28, mentre nelle scuole superiori fino a 40. “Non ci saranno fondi per aumentare l’organico e ampliare gli spazi, quindi l’ipotesi più probabile è una didattica mista con le presenze in aula alternate tra mattina e pomeriggio o a giorni alterni, e il resto fatto da casa”, spiega El País.
Questo modello non sarà uguale dovunque. Le piccole comunità rurali che contano pochi alunni continueranno a funzionare come fino a oggi, senza dover ricorrere alle lezioni online. Il problema sarà riuscire a organizzare la didattica nei centri urbani.
La premessa con cui lavorano le autorità educative è che a meno che non si arrivi a una svolta radicale nella lotta al virus, a settembre le misure di distanziamento sociale continueranno a essere rigide. “La differenza è che al contrario dell’inaspettata chiusura di marzo, ora ci sarà tempo per preparare le attività online e fornire a tutti gli alunni che ne avranno bisogno gli strumenti necessari per seguire le lezioni. Inoltre, la didattica mista permetterà un contatto regolare tra docenti e alunni”, dichiara un portavoce del ministero dell’Istruzione.
In contrapposizione a questa visione ottimistica, c’è chi sostiene che la mancanza di una routine di questi mesi potrebbe portare molti alunni ad allontanarsi dalla scuola, alimentando l’assenteismo e l’abbandono scolastico.
Nel Regno Unito l’epidemia ha fatto più vittime che in Italia
In base ai nuovi dati pubblicati dall’Ufficio per le statistiche nazionali, il Regno Unito è il paese europeo dove il nuovo coronavirus ha provocato la morte di più persone. Oltre settemila decessi sono stati aggiunti al conteggio dei casi in Inghilterra e nel Galles in cui il certificato di morte menziona il covid-19. Secondo un calcolo della Reuters, considerando anche la Scozia e l’Irlanda del Nord, il totale è arrivato così a 32.313, superando quello dell’Italia (29.029) che finora era il paese con più vittime in Europa.
Molti esperti avvertono di non attribuire troppo peso ai confronti tra i paesi, dato che sono frutto di metodologie statistiche diverse, e suggeriscono che la differenza tra i tassi di mortalità registrati dall’inizio dell’epidemia rispetto allo stesso periodo negli anni precedenti potrebbe essere un indicatore più realistico.
In base a questo conteggio, nel Regno Unito le vittime dell’epidemia potrebbero essere ancora di più: in Inghilterra e nel Galles fino al 27 aprile sono morte 33.593 persone in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni, mentre il covid-19 è menzionato come causa di morte solo in 27.365 casi.
Le cifre pubblicate dall’Ufficio per le statistiche nazionali mostrano che l’aumento dei decessi negli ospedali ha cominciato a rallentare, mentre nelle case di riposo, dove si concentra il 22,5 per cento delle vittime, il picco non è stato ancora raggiunto.
L’Italia riparte tra entusiasmo e difficoltà
Da Milano a Venezia, da Roma a Torino, un video pubblicato dal Guardian mostra le strade delle città italiane nel primo giorno della fase due. Molte persone festeggiano la fine delle norme più strette di quarantena, in vigore in molte zone del paese da più di due mesi. Altre prendono un caffè al bar. Le misure di distanziamento fisico sono ancora in vigore nel paese, e il video mostra come ci si comincia a organizzare anche sui mezzi pubblici.
Ma la situazione sociale ed economica rimane molto difficile, soprattutto al sud. Un reportage della Bbc da Napoli mostra la realtà quotidiana di tante persone che sono state costrette a smettere di lavorare e di guadagnare. Tra lavori precari ed esercizi commerciali chiusi, tra solidarietà e presenza crescente della criminalità, soprattutto in quartieri già difficili come Scampia.
Le sfide delle donne nel mondo arabo
Nei paesi arabi già segnati da instabilità socioeconomiche e da prolungate crisi umanitarie, le conseguenze della pandemia di covid-19 colpiranno duramente le persone più vulnerabili ed emarginate, in particolare le donne e le ragazze. In un articolo su Al Jazeera, Lina Abirafeh , direttrice dell’Arab institute for women dell’American university di Beirut, descrive le sfide e le minacce principali per le donne della regione.
Innanzitutto metà degli 84 milioni di donne arabe non ha una connessione a internet e il tasso di alfabetizzazione è al 67 per cento. Questo significa che per le donne è molto più difficile avere informazioni accurate sul virus per prepararsi a rispondere nel modo migliore. Inoltre per molte di loro “una quarantena sicura è un lusso”. Come hanno denunciato diverse ong libanesi, per esempio, nel mese di marzo le violenze contro le donne sono raddoppiate. L’allarme è stato confermato anche da Un Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di uguaglianza di genere: un rapporto pubblicato ad aprile nota che “pochi paesi arabi documentano in modo efficace i tassi di violenza domestica, quindi la portata reale di questa violenza e le sue conseguenze potrebbero restare ignote”.
Alcuni rischi riguardano poi delle categorie specifiche di donne, prosegue Abirafeh. Le lavoratrici domestiche, per esempio, devono fare i conti con le misure imposte per contenere la pandemia in diversi paesi, che da un lato possono compromettere le loro entrate, e dall’altro le relegano in casa esponendole ad abusi sessuali, fisici e psicologici e al rischio di essere sfruttate. La sopravvivenza delle rifugiate, invece, è messa ulteriormente a repentaglio dalla mancanza di fondi e di assistenza, mentre nelle zone di conflitto, come in Siria e nello Yemen, sono colpite le attività informali e di cura svolte dalle donne all’interno delle comunità.
”This epidemic that has quarantined us all, held us all as captives in our homes everywhere around the world, what does that mean for a female migrant domestic worker?” %3Ca href=%22https://twitter.com/LinaAbirafeh?ref_src=twsrc%255Etfw%22%3E@LinaAbirafeh%3C/a%3E %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/Lebanon?src=hash&ref_src=twsrc%255Etfw%22%3E#Lebanon%3C/a%3E %3Ca href=%22https://twitter.com/hashtag/COVID19?src=hash&ref_src=twsrc%255Etfw%22%3E#COVID19%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/84LbQcDxm3%22%3Epic.twitter.com/84LbQcDxm3%3C/a%3E
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Secondo le previsioni, nella regione araba a causa della pandemia perderanno il lavoro 1,7 milioni di persone, tra cui 700mila donne. Ma, sottolinea Abirafeh, la partecipazione femminile al mercato del lavoro è già debole e nel 2019 la disoccupazione delle donne era al 19 per cento, contro l’8 per cento degli uomini. Inoltre il settore informale, dove la presenza delle donne è cinque volte superiore rispetto a quella degli uomini, sarà particolarmente colpito. “Si prevede che un numero maggiore di donne cadrà nella povertà durante la pandemia di covid-19”, conferma il rapporto di Un Women.
Secondo Abirafeh, per limitare i danni i paesi della regione dovrebbero centrare la risposta alla pandemia sul ruolo delle donne e sul loro “diritto a decidere”. Per la maggioranza delle donne le sfide non finiranno quando la crisi sarà risolta, conclude Abirafeh: “Nei paesi arabi si presenta l’opportunità di mettere in pratica politiche femministe e di assicurarsi che le organizzazioni per la difesa dei diritti delle donne e le attiviste abbiano gli strumenti e le risorse di cui hanno bisogno per difendere le donne e le ragazze e agire in loro nome”.
Le notizie di stamattina sul coronavirus
Scelte dalla redazione di Good Morning Italia
Prospettive nere
Secondo un report interno della Casa Bianca, i morti giornalieri per covid-19 negli Usa toccheranno quota tremila entro il 1 giugno. Quasi il doppio degli attuali 1.750. Si prevedono circa 200mila casi ogni 24 ore, rispetto ai circa 25mila odierni (Nyt). Secondo uno studio dell’università di Washington a causa dell’allentamento del lockdown circa 135mila americani potrebbero morire per l’epidemia entro l’inizio di agosto, quasi il doppio delle precedenti proiezioni (Reuters).
Focolaio a stelle e strisce Negli Stati Uniti le persone contagiate dal coronavirus hanno toccato quota 1 milione e 171mila casi, mentre i morti sono 68.285 (Johns Hopkins University). Secondo Donald Trump, le vittime saranno almeno 100mila (Yahoo news). Allo stesso tempo, sei stati hanno deciso di riaprire alcune attività a partire da lunedì. New York invece manterrà il lockdown fino al 15 maggio (Reuters).
Più debito Gli Stati Uniti hanno dichiarato di voler prendere in prestito una cifra record di 3 bilioni di dollari nel secondo trimestre, poiché i pacchetti di salvataggio relativi all’emergenza coronavirus hanno fatto saltare il bilancio. La somma supera di cinque volte il precedente record trimestrale durante la crisi finanziaria del 2008 (Bbc).
Nel mondo
Numeri Sono 3 milioni e 559mila le persone colpite dal coronavirus a livello globale. I deceduti invece sono 249.520. In Russia i nuovi contagi sono stati 10.581 in un solo giorno (Ansa). Nel paese la diffusione del virus continua ad accelerare, scrive Internazionale.
Passo in avanti? Gli scienziati dell’università di Utrecht in Olanda hanno creato un anticorpo monoclonale in grado di sconfiggere il nuovo coronavirus in laboratorio (Bloomberg).
Nel mirino L’Oms ha smentito l’esistenza di prove su una possibile creazione di covid-19 in un laboratorio cinese (Repubblica). Secondo un report interno, la Cina potrebbe affrontare un’ondata crescente di ostilità che aumenterebbe gli attriti con gli Stati Uniti, scrive Reuters. Intervistato da Repubblica il ministro della difesa Lorenzo Guerini mette in guardia dalle tensioni geopolitiche sollevate dall’epidemia.
Risposta europea
Insieme Almeno 40 paesi e numerosi donatori privati hanno annunciato uno sforzo economico di più di 8 miliardi di dollari per finanziare la ricerca sul vaccino contro il covid-19. L’iniziativa è stata promossa dalla Commissione europea (Bbc).
In aiuto? L’Olanda intende porre una serie di condizioni per dare il via libera all’utilizzo del Mes per sostenere gli stati colpiti dagli effetti della pandemia (La Stampa). Oggi la corte costituzionale tedesca pubblicherà il suo verdetto sul Quantitative easing della Bce, messo in campo per contrastare gli effetti economici dell’emergenza sanitaria (Bloomberg).
Misure e strategie In Francia, Germania e Spagna i leader sindacali, le forze politiche e l’opinione pubblica stanno esortando i governi a non allentare con troppa rapidità le misure restrittive, scrive il Ft. Mercoledì il parlamento spagnolo voterà l’estensione dello stato di emergenza (El País). Il governo britannico ha iniziato a testare l’app per il contact tracing nell’isola di Wight (Bbc).
Paziente zero? Un uomo a cui è stata diagnosticata la polmonite in Francia il 27 dicembre aveva probabilmente contratto il coronavirus, secondo il suo medico. Significherebbe che la malattia è arrivata nel paese un mese prima rispetto a quanto finora accertato (Bbc).
In Italia
Con calma Durante il primo giorno della fase 2, il ritorno dei fuorisede verso le proprie regioni di residenza si è svolto senza code e con flussi regolari. Nelle stazioni e sui mezzi pubblici i pendolari hanno rispettato le regole e le misure di sicurezza (Repubblica). La ministra dei trasporti Paola De Micheli annuncia incentivi per le biciclette e correttivi per i mezzi pubblici (Repubblica).
Divisa in due Secondo i dati pubblicati dall’Istat, nel mese di marzo la mortalità media è aumentata del 49,4 per cento. Nei comuni del nord Italia e della provincia di Pesaro e Urbino colpiti dall’epidemia il dato è più che raddoppiato (Il Post). Nel centro e nel sud Italia invece, i decessi sono diminuiti (Repubblica).
Bollettino Per la prima volta dopo il 10 aprile, ieri erano meno di 100mila le persone attualmente positive al coronavirus, in calo di 199 unità rispetto al 3 maggio. Nelle ultime 24 ore sono morte 195 persone. I guariti invece sono complessivamente 82.879 (Adnkronos).
(Quale) fase 2 “Nella task force presieduta da Vittorio Colao ci saranno più donne”, ha assicurato il premier Giuseppe Conte (Repubblica). Secondo il ministro degli affari regionali Francesco Boccia, l’Alto Adige non può riaprire le attività senza un confronto con il governo (La Stampa).
In arrivo? “Spero di poter varare il decreto maggio a metà settimana”, ha dichiarato il ministro dell’economia Roberto Gualtieri. Tra le misure del provvedimento anche un’indennità per i lavoratori autonomi (Ansa).
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