Isolata un’intera baraccopoli di Buenos Aires

Villa Azul, Buenos Aires, 26 maggio 2020. (Marcelo Endelli, Getty Images)

“Il 25 maggio le forze dell’ordine hanno isolato Villa Azul, un quartiere povero a sud della capitale Buenos Aires dove vivono circa cinquemila persone”, scrive il Guardian.

“Per almeno due settimane gli abitanti non potranno né entrare né uscire – più di cento poliziotti sorvegliano i vari accessi alla zona – e le autorità si occuperanno di portare viveri, medicinali e altri prodotti di prima necessità, per evitare che la gente esca di casa”, si legge sul País. Il 27 maggio 107 tamponi, sui più di trecento effettuati, sono risultati positivi al covid-19 e si teme che il virus si diffonda velocemente nei quartieri limitrofi.

La decisione di chiudere l’intera zona è stata criticata da alcuni attivisti sociali e anche da vari rappresentanti dello stesso governo guidato dal presidente Alberto Fernández (centrosinistra): isolare una villa miseria, come si chiamano le baraccopoli in Argentina, equivale a creare dei ghetti per i cittadini più poveri. Ma Daniel Gollán, ministro della salute nel governo della provincia di Buenos Aires, respinge le accuse: “Stiamo lavorando insieme alle organizzazioni locali per prevenire la diffusione del contagio e impediamo alle persone di entrare e di uscire solo per proteggere le zone limitrofe”.

A Villa Azul, come in altre baraccopoli della capitale, molte case sono di lamiera e non tutte hanno l’acqua potabile. Il governo di Fernández ha prolungato le misure di isolamento fino al 7 giugno, mentre il numero di contagi ha subito un picco il 26 maggio con più di seicento casi confermati e 19 vittime in un solo giorno. Al 29 maggio nel paese i casi confermati sono 14.702, i morti più di cinquecento.

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