Il folk horror è un genere in gran parte britannico, radicato nel paesaggio, nelle comunità rurali isolate, nella sovversione della pratica religiosa e nel sospetto che forze più antiche e pagane siano all’opera, seminando discordia, sospetto, caos e morte. È un genere che richiede un controllo magistrale del linguaggio e dell’atmosfera per funzionare, e a Hurley questo non manca. Richard e Juliette vivono in una remota fattoria nelle Yorkshire Dales, vicino a un terreno arido, cercando di affrontare la morte del figlio. Richard, studioso del paesaggio preistorico, è ossessionato (come lo era suo padre) dal campo adiacente: vuole scavare per trovare le tracce dell’enorme quercia di Stythwaite che c’era una volta, alla quale la gente veniva impiccata. Sua moglie intanto accoglie in casa dei mistici locali che promettono di liberarla dal tormento per la perdita del figlio. È una storia meravigliosa nel suo genere. Ma i suoi aspetti più ammirevoli sono la coerenza del tono, l’understatement e la padronanza del linguaggio. Andrew McKie, The Spectator
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Questo articolo è uscito sul numero 1430 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati