France di Bruno Dumont è un film a due facce. Testa: un attacco in piena regola, rabbioso e debordante a una società dello spettacolo mutevole, oggi rigenerata da canali d’informazione, social network e stampa scandalistica. France de Meurs (Léa Seydoux) conduce un programma tv di successo su un importante canale all news e regna su questo mondo come un’alta sacerdotessa. Croce: bisognerebbe leggere France come se si trattasse di un grande romanzo ottocentesco – Anna Karenina, Madame Bovary – intitolato alla sua protagonista. La storia di una donna catturata nella sua stessa trappola: vende eventi alle masse ma è incapace di parteciparvi. Almeno finché non investe un ragazzo in scooter. Infine France è la storia segreta di un volto, quello di Léa Seydoux, forse al suo ruolo più importante, quello di una principessa al tempo stesso compresa e martirizzata da Bruno Dumont. Intuisce che la vita è altrove, non si sa dove, collocata in una zona irraggiungibile e metafisica che è sempre, con Dumont, fuori campo.
Muriel Jourdet, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1432 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati