Ambientato in Australia, dove lo stesso Adiga ha trascorso gli ultimi anni del liceo, Amnistia racconta la storia di Danny, uno srilanchese che è diventato un “immigrato illegale” dopo aver abbandonato il suo college truffaldino. A sorpresa, è contento di pulire appartamenti nella periferia di Sydney, almeno fino a quando uno dei suoi clienti viene ucciso. Nelle ventiquattr’ore che seguono, Danny affronta il dilemma se rischiare l’espulsione informando la polizia. Amnistia mette a nudo le ipocrisie e le contraddizioni dell’Australia. L’immigrazione sostiene l’economia ma è soggetta alle restrizioni più draconiane dell’occidente, di cui il paese sostiene di far parte contro ogni evidenza geografica. Ma a dispetto, o forse a causa, di leggi che mirano a preservare l’omogeneità etnica, l’Australia è un melting pot. Amnistia è una veduta dall’alto, e ci mostra come i migranti imparano a leggere i segni dello strano nuovo mondo e a elaborare delle tassonomie per decifrarne il senso. Ci sono acute intuizioni sociologiche nel romanzo, ma manca un po’ di penetrazione psicologica e di mestiere stilistico.
Tanjil Rashid, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1436 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati