◆ Dopo decenni di pianificazione e costruzione, un sistema di dighe mobili per proteggere Venezia e la sua laguna dal fenomeno dell’acqua alta è entrato finalmente in funzione. Il Mose, acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico, è formato da quattro barriere sistemate alle bocche di porto della laguna e composte in totale da settantotto paratoie mobili. In tempi normali le paratoie restano sott’acqua, ma se le inondazioni superano i 130 centimetri gli operatori le ruotano verso l’alto per formare dighe temporanee sulla superficie dell’acqua. L’immagine in alto, scattata il 4 novembre da un satellite della missione Sentinel-2 dell’Esa, mostra le barriere a riposo, mentre quella in basso, scattata due giorni dopo dal satellite Landsat 8 della Nasa, fa vedere le barriere in azione.
All’inizio di novembre i meteorologi hanno lanciato l’allarme per possibili inondazioni di 140 centimetri causate da una tempesta nel mare Adriatico (in casi simili l’acqua può allagare il 60 per cento di Venezia, compresa piazza San Marco). Il Mose è stato attivato con successo: mentre il livello del mare si è alzato di 130 centimetri, l’acqua alta a Venezia si è fermata a 83 centimetri, una misura che non crea problemi. In altri casi, però, l’acqua alta ha eluso il sistema a causa di previsioni meteorologiche imprecise. Nei prossimi decenni l’aumento del livello del mare causato dalla crisi climatica potrebbe aggravare i problemi.
“È molto difficile ottenere immagini satellitari delle barriere chiuse, perché si attivano solo in caso di tempesta, quando di solito ci sono molte nuvole”, spiega Luca Zaggia, oceanografo dell’Istituto di geoscienze e georisorse di Padova.–Adam Voiland (Nasa)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1440 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati