◆ Dal 15 gennaio, quando il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai ha prodotto una gigantesca eruzione esplosiva, la popolazione dell’arcipelago di Tonga ha dovuto affrontare gravi disagi. Uno dei principali è causato dalla cenere vulcanica. Le immagini satellitari scattate nei giorni successivi mostrano frammenti di roccia polverizzata che ricoprono varie isole. Il colore del terreno è passato da un verde lussureggiante a varie tonalità di grigio e marrone, e anche il mare è diventato opaco. Le due immagini, scattate dal satellite Landsat 8 della Nasa l’11 maggio 2020 e il 25 gennaio 2022, mostrano l’isola di Tongatapu, la più popolosa, prima e dopo l’eruzione. L’isola si trova circa cinquanta chilometri a sud del vulcano, quindi la parte settentrionale è quella che ha subìto più danni.
Secondo le Nazioni Unite, la capitale Nuku’alofa, visibile nell’immagine, è stata ricoperta da uno strato di cenere di due centimetri. L’eruzione ha contaminato l’acqua potabile, danneggiato le coltivazioni e paralizzato i trasporti, oltre a spezzare un cavo sottomarino per le comunicazioni. Inoltre l’arcipelago, e in particolare le isole di Tongatapu ed ’Eua, è stato colpito da uno tsunami. Onde alte fino a quindici metri hanno spazzato via case, automobili e alberi, e causato la morte di tre persone.
Finora Tonga era uno dei pochi paesi al mondo risparmiati dalla pandemia di covid-19: la chiusura delle frontiere, decisa all’inizio del 2020, è ancora in vigore. Ma con l’arrivo degli aiuti internazionali seguiti all’eruzione sono stati registrati i primi casi di contagio. Il 2 febbraio il governo ha ordinato il confinamento della popolazione.–Adam Voiland (Nasa)
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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati