Dopo aver evitato per due settimane di condannare Mosca per l’invasione dell’Ucraina, l’8 marzo il presidente Xi Jinping, in videochiamata con il presidente francese Emmanuel Macron e con il cancelliere tedesco Olaf Sholz, si è detto pronto a collaborare con la comunità internazionale per “evitare che la situazione già tesa degeneri o sfugga di mano”. Il presidente cinese ha invocato “il massimo controllo per prevenire una crisi umanitaria su larga scala”, scrive il Nikkei Asia, e, stando alla versione in inglese del comunicato diramato dal governo cinese, per la prima volta ha usato la parola “guerra”. Finora, infatti, le autorità e i mezzi d’informazione cinesi avevano parlato di “un’operazione militare speciale”, adeguandosi alla propaganda russa. Xi Jinping non ha proposto Pechino nel ruolo di mediatrice, come chiesto dall’Ucraina, ma ha elogiato gli sforzi di Parigi e Berlino per arrivare a un negoziato. Il giorno prima il ministro degli esteri cinese Wang Yi, parlando ai giornalisti, aveva definito “solida come una roccia” la partnership strategica con Mosca. Ma le accuse alla Russia per le violazioni del diritto internazionale rendono la posizione di Pechino sempre più difficile. Anche l’India ha mantenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti dell’invasione russa, astenendosi dal condannarla. La morte di uno degli studenti indiani colti dalla guerra in Ucraina ha fatto aumentare le pressioni sul governo perché condanni Mosca. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1451 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati