“La Commissione europea l’8 marzo ha annunciato un nuovo piano per limitare la dipendenza energetica dei paesi europei dalla Russia”, scrive Le Monde. “L’obiettivo è ridurre di due terzi il fabbisogno di gas russo entro la fine del 2022, e rendere l’Unione europea del tutto indipendente dal gas venduto da Mosca entro il 2030”.
Oggi l’Unione importa dalla Russia il 40 per cento del gas consumato ogni anno. Alcuni paesi dipendono particolarmente da Mosca, per esempio la Germania (più del 50 per cento dei consumi) e l’Italia (il 38 per cento). Inoltre la Russia fornisce ai paesi europei il 25 per cento delle importazioni di petrolio e il 45 di quelle di carbone. Questa situazione spiega perché dopo l’invasione dell’Ucraina l’Europa non ha limitato le importazioni di risorse energetiche russe come hanno fatto Stati Uniti e Regno Unito. L’8 marzo il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato il blocco completo delle importazioni di gas e petrolio dalla Russia (l’8 per cento del fabbisogno energetico americano dipende dalla Russia). Il premier britannico Boris Johnson ha detto che il Regno Unito smetterà d’importare petrolio russo (ma non il gas) entro la fine dell’anno. “È la prima spaccatura nel fronte occidentale antirusso da quando è cominciata la guerra”, scrive Politico.
Le misure proposte dalla Commissione europea dovranno essere discusse dai leader dei paesi dell’Unione. Prevedono, tra le altre cose, di rendere più flessibili le regole che vietano gli aiuti di stato per consentire interventi a sostegno delle aziende in difficoltà per mitigare l’aumento dei prezzi dell’energia. Inoltre la Commissione vorrebbe imporre ai paesi membri di avere riserve di gas piene al 90 per cento entro il 1 ottobre di ogni anno, in previsione dell’inizio dell’inverno, e anche che le forniture siano negoziate in modo coordinato a livello europeo, cercando di diversificare i fornitori. Infine Bruxelles propone di promuovere e velocizzare lo sviluppo delle energie rinnovabili e la decarbonizzazione dell’industria.
Il New York Times spiega che il piano della Commissione europea, se approvato, “darebbe una grossa spinta a ad alcuni settori energetici, dai fornitori di gas naturale liquefatto del Qatar e del golfo del Messico ai costruttori di centrali fotovoltaiche e di parchi eolici. Il punto centrale è capire se questi cambiamenti saranno adottati abbastanza in fretta da evitare ulteriori aumenti dei prezzi dell’energia che colpirebbero duramente le famiglie dei paesi europei e l’economia in generale. Nelle settimane prima del conflitto Mosca si è rifiutata di aumentare le forniture di gas, mettendo in crisi un mercato già in difficoltà, e dopo l’invasione i prezzi sono cresciuti in modo vertiginoso”.
Negli ultimi giorni il Cremlino ha minacciato ritorsioni se l’Europa dovesse limitare le importazioni di combustibili fossili. Il vice primo ministro russo Alexander Novak ha detto che la riduzione delle importazioni di petrolio russo farebbe salire il prezzo del barile a trecento dollari, rispetto ai 130 dollari attuali. E ha minacciato di interrompere le esportazioni di gas verso la Germania attraverso il gasdotto Nord stream 1, una misura che potrebbe mettere in difficoltà molti paesi europei, compresa l’Italia. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1451 di Internazionale, a pagina 37. Compra questo numero | Abbonati