Grazie alla sua miscela di pop occidentale e suoni tradizionali egiziani, Hamid Al Shaeri è considerato un monumento dell’Al jeel, un genere musicale nato in Egitto negli anni settanta. Come solista e produttore, tra la fine degli anni ottanta e novanta ha contribuito a creare un’alternativa locale al pop straniero. Non si può raccontare la storia dell’Al jeel senza citarlo. La nuova compilation The SLAM! Years (1983 – 1988)  è la storia delle origini di Al Shaeri, pubblicata dalla sempre eccellente etichetta di musica araba Habibi Funk. La raccolta pesca dai primi cinque album solisti di Al Shaeri. In questi brani c’è un’abbondanza di sintetizzatori, melodie e un’atmosfera generalmente ottimista. Questo non è stato il suo periodo più di successo, ma è fondamentale per capire quello che sarebbe successo dopo. La sua saga in realtà cominciò in Libia, dove Al Shaeri era nato nel 1961 da madre egiziana originaria di Alessandria. All’inizio voleva fare il pilota, poi decise di seguire la strada della musica. A 19 anni si esibiva e registrava musica a Bengasi con la sua band, gli Abnaa Afriqia. Poi si trasferì per tre anni a Londra, dove ebbe accesso ai sintetizzatori, che sarebbero diventati fondamentali per la sua produzione. “Hamid Al Shaeri è uno dei motivi per cui molte delle più grandi popstar egiziane, ma anche altre del mondo arabo, sono diventate molto popolari”, dice Malak Makar, esperto di musica egiziana.
Dean Van Nguyen,
Bandcamp daily

Hamid Al Shaeri (bandcamp)

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Questo articolo è uscito sul numero 1452 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati