“È paradossale che dall’inizio della guerra in Ucraina la reazione dell’India sia stata molto simile a quella della Cina”, scrive l’analista Sushant Singh su Caravan. “I due paesi hanno votato, o non votato, in modo identico negli organismi multilaterali, ed entrambi sono impegnati ad aggirare le sanzioni occidentali per continuare il commercio con la Russia. L’India si è trovata in compagnia di un paese a cui non vuole essere associata. La lenta crescita economica l’ha messa in difficoltà quando si è trovata di fronte a scelte delicate in politica estera. Ma è la politica interna del primo ministro Narendra Modi – andare contro tutti i valori dell’occidente – a guidare le scelte di New Delhi. Il governo Modi vuole tutti i benefici dell’essere un partner degli Stati Uniti ma non vuole essere un loro alleato contro la Cina. Sta cercando di dare forma a una democrazia con caratteristiche indiane, alimentata dal nazionalismo maggioritario, non lontano dal percorso seguito da Pechino con Xi Jinping. Su questioni come i diritti umani, il cambiamento climatico, il trattamento delle minoranze religiose e la libertà d’espressione India e Cina sono allineate”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1457 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati