Con gli occhi gialli
l’autunno era seduto in veranda
e io pensavo a quei vecchi uccelli
che ormai più nessuna migrazione
avrebbe allontanato dalla morte
pensavo a noi
pochi gradini
nello spazio di due pianerottoli
pensavo al battito del mio polso
ticchettio di bomba
ignaro dell’attimo di esplosione
L’autunno è seduto in veranda
e io penso alle mani della terra
che anche se volessero coprire tutti i cadaveri
vedrebbero comunque spuntare tra le dita
il campo di grano dei tuoi capelli.
Dimentica
la mitragliatrice
e pensa al destino dell’ape
che in mezzo alla piazza minata
cerca il ramo di un fiore.
Garous Abdolmalekian è un poeta e saggista iraniano nato nel 1980. Vive a Teheran. In Italia è uscita la sua ultima raccolta, Trilogia del Medio Oriente, guerra amore solitudine (Editrice Carabba 2021), a cura di Faezeh Mardani e Francesco Occhetto, che hanno anche tradotto questo testo, tratto dalla raccolta Hic ciz mesl-e marg tazeh nist (“Nulla è nuovo come la morte”, Edizioni Cheshmeh 2015).
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Questo articolo è uscito sul numero 1462 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati