Nel 1971 Karen e Tom Hessler si trasferirono a Ettersburg, un angolo remoto della contea di Humboldt, in California, 360 chilometri a nord di San Francisco. Erano spinti dalla diffidenza verso il governo degli Stati Uniti in guerra con il Vietnam e dal desiderio di vivere coltivando la terra. “Volevamo andare in mezzo alla natura selvaggia e badare ai fatti nostri”, racconta la signora Hessler. Si può arrivare alla loro fattoria solo guidando per chilometri lungo una tortuosa strada sterrata, attraverso le enormi sequoie della California del nord. L’isolamento che piaceva tanto agli hippy come gli Hessler, desiderosi di “tornare alla terra”, ha trasformato la contea di Humboldt nella capitale californiana della cannabis e, di conseguenza, di tutti gli Stati Uniti. Le contee di Humboldt, Mendocino e Trinity formano il “triangolo smeraldo”, un’area famosa per la coltivazione della canapa. Gli abitanti del posto raccontano che le fitte foreste formano una sorta di “cortina di sequoie” che ha garantito ai coltivatori l’isolamento quando la cannabis era illegale. Per decenni hanno prosperato. Johnny Casali, un piccolo coltivatore della contea di Humboldt, ricorda di aver venduto alcuni raccolti a 12.760 dollari al chilo nel 1990.
La California ha legalizzato prima la cannabis per uso medico nel 1996, poi quella per uso ricreativo nel 2016 e oggi è il più grande mercato legale di marijuana al mondo, con un fatturato di 5,2 miliardi di dollari nel 2021. La proposta 64, il provvedimento approvato con un referendum che ha permesso l’uso della cannabis a fini ricreativi, era stata annunciata come uno strumento per ridurre il mercato illegale e offrire a chi era stato danneggiato dalla guerra contro la droga la possibilità di entrare nell’economia legale. Casali è uscito di prigione nel 2004, dopo aver scontato una pena di otto anni, e oggi gestisce una fattoria legale di cannabis. In molti casi, però, le aziende sono in difficoltà. Nel mercato legale sono entrati molti coltivatori, facendo aumentare nettamente l’offerta. Secondo l’azienda di consulenza Era Economics, nel 2017 in California sono stati consumati 1,3 milioni di chili di cannabis sui circa 5,8-7 milioni di chili prodotti ogni anno nello stato. I coltivatori e i proprietari di negozi si lamentano del fatto che le tasse onerose e le regole severe rendono praticamente impossibile gestire un’attività legale redditizia. Nell’autunno del 2021 c’è stata “una tempesta perfetta di tutto ciò che poteva andare storto”, racconta Nicole Elliott, la direttrice dell’ente per il controllo della cannabis in California. I prezzi sono crollati a 181 dollari al chilo, mentre la tassa per la coltivazione di 72,9 dollari al chilo è aumentata a causa dell’inflazione. Inoltre, c’era carenza di manodopera.
Problemi di lungo periodo
In seguito il prezzo è un po’ salito e ad aprile del 2022 è arrivato a circa 362 dollari al chilo. Il quadro normativo della proposta 64 pone però dei problemi nel lungo periodo. Le amministrazioni comunali hanno il potere di decidere se dare o meno il permesso di coltivare e vendere la cannabis. In un libro intitolato Can legal weed win? (L’erba legale può vincere?) gli economisti Robin Goldstein e Daniel Sumner sostengono che, a causa dei controlli locali, nei posti in cui la marijuana è rimasta illegale il mercato ha continuato a prosperare. Sempre a causa dei controlli locali, la California è al decimo posto tra gli stati per numero di negozi di cannabis pro capite. Paragonando le vendite con i dati dei sondaggi sul consumo di droga, Goldstein e Sumner stimano che solo il 25 per cento dell’erba venduta e consumata in California è legale. Secondo molti coltivatori della contea di Humboldt, alcuni loro colleghi sono rientrati nell’illegalità per guadagnare di più.
Un modo per cercare di eliminare il mercato illegale e i gruppi della criminalità organizzata che si sono stabiliti nel triangolo smeraldo è rafforzare i controlli di polizia. Questa via, però, non è molto gradita agli agenti, che vogliono rimediare ai traumi inflitti durante la guerra contro la droga. Negli anni ottanta “era come se ci fosse l’esercito”, racconta William Honsal, sceriffo della contea di Humboldt. “Molti tra gli agricoltori più anziani soffrono ancora di disturbo post-traumatico da stress provocato dal rumore degli elicotteri che volavano bassi”. Anche se volesse, spiega lo sceriffo, il suo dipartimento non ha più le risorse per perseguire gli agricoltori illegali. Dei 120 vicesceriffi attivi nella contea, solo quattro si dedicano all’estirpazione della cannabis illegale.
I programmi per aiutare gli ex detenuti sono stati una delusione. Da un’indagine del quotidiano Los Angeles Times uscita a gennaio è emerso che sono almeno 34mila le vecchie cause legate alla marijuana ancora pendenti. Ridurre la necessità di un capillare controllo locale incentivando – o costringendo – le città a entrare nel mercato legale potrebbe aiutare il settore. Il cambiamento a cui i coltivatori guardano con più favore, tuttavia, sono le tasse. Alcune città e contee hanno sospeso le tasse locali sulla cannabis. Gavin Newsom, il governatore democratico della California, ha promesso di “valutare la politica fiscale per stabilizzare il mercato”. Nel frattempo i coltivatori della contea di Humboldt s’ingegnano per tenere a galla le aziende. Alcuni organizzano dei giri turistici a tema cannabis per i fumatori della zona di San Francisco, portandoli nelle fattorie per mostrargli cosa succede dietro la cortina di sequoie.
Inoltre, sperano che la cannabis legale in tutti gli Stati Uniti possa aprirgli la strada del mercato nazionale. Però potrebbero restare delusi. Dal momento che il commercio interstatale è proibito, ogni stato ha creato dei mercati locali. Se e quando l’erba sarà legalizzata in tutto il paese, questi stati potrebbero adoperarsi per sostenere le loro aziende.
La California potrebbe anche avere difficoltà a reggere la concorrenza. In altri stati ci sono aziende agricole industriali in serra e il settore ha cominciato ad avere tratti in comune con quello dei gruppi agroalimentari. Poiché il prezzo dell’energia in California è molto alto, coltivare l’erba in serra è costoso. In futuro gli agricoltori potrebbero scegliere di spostare le coltivazioni da qualche parte in Oklahoma – dove è permessa solo la coltivazione a uso medico e le licenze per le nuove aziende si ottengono molto rapidamente – invece che in California, dove ci sono tasse alte e regole severe. “La California deve svegliarsi”, avverte Hessler, “prima che sia troppo tardi”. ◆ gim
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1462 di Internazionale, a pagina 114. Compra questo numero | Abbonati