Dopo aver inchiodato l’ego maschile con Forza maggiore e preso in giro il mondo dell’arte in The square, lo svedese Ruben Östlund parte all’attacco del mondo dei ricchi, raccontando il naufragio di uno yacht gigantesco che fa pensare a Buñuel rifatto dai fratelli Farrelly. Un film che non va per il sottile, la commedia perfetta per i nostri tempi. Dopo un prologo zoolanderesco nel mondo della moda, il modello Carl (Harris Dickinson, perfetta via di mezzo tra pensieroso e vacuo) e la sua fidanzata influencer Yaya (Charlbi Dean) sono il nostro salvacondotto a bordo dello yacht, una specie di fetta di classe media schiacciata nel sandwich tra i miliardari e l’equipaggio guidato da un capitano (Woody Harrelson) che cita Marx negli altoparlanti. Naturalmente dopo il naufragio ogni gerarchia è destinata a saltare. Östlund non si preoccupa di mascherare la direzione che prende la sua allegoria del rovesciamento sociale. E nonostante qualche nota negativa nel finale, la sua combinazione di bisturi e martello funziona perfettamente.
Phil de Semlyen, Time Out

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Questo articolo è uscito sul numero 1463 di Internazionale, a pagina 95. Compra questo numero | Abbonati