I 73 deputati della forza politica del leader sciita Moqtada al Sadr, la più importante del parlamento iracheno, si sono dimessi il 12 giugno. L’obiettivo è fare pressione per arrivare alla creazione di un nuovo governo, mettendo fine a otto mesi di paralisi politica seguita al voto dell’ottobre 2021, scrive il quotidiano Al Mada.
Il compito di formare il governo passa ora agli avversari di Al Sadr, i partiti sciiti filoiraniani riuniti nel Quadro di coordinamento, ma c’è il rischio che il leader sciita ne contesti la legittimità mobilitando i suoi milioni di sostenitori e facendo sprofondare il paese nel caos. Nonostante le forti divisioni, comunque, l’8 giugno il parlamento è riuscito ad approvare una legge di emergenza che consentirà al governo di usare i fondi pubblici per necessità legate alla sicurezza e allo sviluppo alimentare. La norma prevede di stanziare 17 miliardi di dollari per comprare grano, riso, gas, energia e per pagare i salari dei funzionari pubblici. Il governo del primo ministro Mustafa al Kadhimi, al potere dal 2020, si occupa solo degli affari correnti. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1465 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati