Reyna aveva 17 anni quando Gabriel, il suo fidanzato, è stato assassinato davanti ai suoi occhi (entrambi i nomi usati sono di fantasia). A ottobre del 2016 Gabriel stava tornando nella loro casa di Bagong Silang, una sovraffollata baraccopoli di Manila, dopo aver finito il turno come conducente di risciò. Reyna racconta che era un “giorno normale” finché alcuni uomini armati non hanno fatto irruzione in casa spingendo Gabriel per terra. Non si sono identificati, ma più tardi è venuta a sapere che erano poliziotti che lo accusavano di essere uno spacciatore (Reyna sostiene che il fidanzato era innocente). Nel sentire la confusione, il padre di Gabriel, che aveva settant’anni e stava riposando, si è svegliato e ha chiesto cosa stava succedendo. Gli hanno sparato. Uccidendo entrambi. I due uomini sono vittime della guerra alla droga voluta da Rodrigo Duterte, il presidente uscente delle Filippine. Durante il suo mandato poliziotti e guardie private sono stati invitati a sparare a chiunque ritenessero coinvolto nel traffico di stupefacenti. Almeno 6.201 persone sono state uccise dalla polizia in operazioni antidroga tra il luglio 2016 e il settembre 2021, ma secondo le organizzazioni per i diritti umani sono molte di più.
Le conseguenze della campagna antidroga di Duterte sulla società filippina vanno però ben oltre le migliaia di persone, in maggioranza povere, uccise negli ultimi sei anni. L’operazione campagna di Duterte è stata economicamente disastrosa per le loro famiglie, soprattutto quelle che beneficiavano del programma antipovertà di cui il governo va tanto fiero. Dal 2008 le Filippine hanno messo in campo uno dei più estesi e riusciti programmi di assistenza sociale al mondo: il Pantawid pamilyang pilipino programme, noto anche come 4p. Il programma offre finanziamenti alle famiglie più povere che però devono rispettare alcune condizioni, come mandare i figli a scuola o sottoporsi alle visite mediche. Il 4p raggiunge quattro milioni di famiglie, pari al 20 per cento della popolazione. Fino al 2015 ha contribuito a far uscire 1,3 milioni di filippini dalla povertà, misurata nel 2021 dal governo sulla base di un reddito mensile di dodicimila pesos (circa 220 euro) per una famiglia di cinque persone. Quasi tutti i bambini delle famiglie che ricevono gli aiuti sono iscritti a scuola.
Secondo uno studio della ricercatrice indipendente Abigail Pangilinan e di Maria Carmen Fernandez dell’università di Cambridge pubblicato nel 2021, nell’area metropolitana di Manila, in cui si sono concentrati gli omicidi, almeno il 20 per cento delle vittime proveniva da famiglie incluse nel programma 4p. Dallo studio emerge che quasi i due quinti dei bambini di queste famiglie hanno smesso di frequentare la scuola, causando il blocco dei pagamenti. “I familiari delle vittime hanno subìto diversi contraccolpi: la perdita di entrate, il trauma, l’isolamento”, spiega Camilo Gudmalin, ex direttore del 4p. A queste persone sono stati negati anche altri tipi di assistenza. Dal 1992 il dipartimento di giustizia prevede un risarcimento di diecimila pesos per le famiglie delle vittime di reati violenti. Nei casi di omicidi legati alla droga, però, il diritto al sussidio è negato perché le vittime sono ritenute “nemiche dello stato”, spiega Rowena Legaspi, direttrice della ong Children’s legal rights and development center.
Cambio di passo
Ma c’è di più. Per una sepoltura in un cimitero pubblico ogni cinque anni bisogna pagare un affitto. Reyna e Aurora, un’altra donna in lutto, stanno cercando di racimolare i diecimila pesos necessari a evitare lo sfratto delle salme dei loro partner. Reyna teme che perdere i resti dei defunti impedirebbe una futura indagine su queste morti. Anche se gli omicidi non si sono fermati del tutto, sono diminuiti.
ttIl 30 giugno Ferdinand “Bongbong” Marcos, il presidente eletto, prenderà il posto di Duterte. Ha detto di voler continuare la guerra alla droga, ma di volerlo “fare con amore”, perseguendo i trafficanti piuttosto che gli spacciatori, e investendo molto di più nella riabilitazione. Presto Duterte se ne andrà. Ma gli effetti della sua campagna dureranno ancora a lungo. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1465 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati