Dopo anni di braccio di ferro legale, il 17 giugno la ministra dell’interno britannica, Priti Patel, ha firmato l’ordine di estradizione per il fondatore di Wikileaks Julian Assange, ricercato negli Stati Uniti per aver diffuso documenti riservati sulle guerre in Iraq e Afghanistan. Gli avvocati di Assange hanno tempo fino al 1 luglio per presentare ricorso, e possono rivolgersi anche alla Corte europea dei diritti umani, di cui il Regno Unito fa ancora parte, anche se di recente il governo conservatore ha annunciato di volerne uscire. “Assange ha già sofferto abbastanza”, commenta il Guardian. “Le autorità avrebbero già dovuto concedergli la libertà su cauzione, per poter stare con la moglie e i figli”. Ma la cosa più grave è che questa decisione “potenzialmente apre la strada all’estradizione negli Stati Uniti di qualunque giornalista abbia diffuso informazioni che Washington considera riservate”, scrive il quotidiano. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1466 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati