La Cina e l’India hanno aumentato le importazioni di petrolio dalla Russia approfittando del calo del prezzo dovuto alle sanzioni occidentali e facendo recuperare a Mosca parte delle entrate perse. A maggio Pechino ha importato ogni giorno 800mila barili di greggio russo via mare, il 40 per cento in più rispetto a gennaio, a cui va aggiunto quello che arriva attraverso l’oleodotto. Il petrolio degli Urali, finora venduto soprattutto in Europa, costa 30 dollari in meno rispetto al Brent, usato come riferimento internazionale. Da gennaio a maggio il petrolio russo importato dall’India è passato da zero a 700mila barili al giorno, secondo solo a quello comprato dall’Iraq. L’India è il terzo consumatore di petrolio al mondo e importa l’80 per cento di quello che consuma. Gli Stati Uniti hanno chiesto a New Delhi di “non esagerare” con le importazioni dalla Russia, ma il ministro dell’energia indiano ha risposto che la quantità di combustibile russo comprato è minima rispetto al consumo nel paese e che rinunciarvi causerebbe maggiore volatilità e incertezza, facendo aumentare i prezzi a livello globale. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1466 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati