“Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si trova davanti a un caleidoscopio di sfide nel suo viaggio in Medio Oriente, il primo nella regione da quando è entrato in carica. Con le guerre statunitensi in Iraq e Afghanistan alle spalle, Washington sta rivalutando il suo ruolo nella regione, in un momento in cui la sua attenzione è concentrata sull’Europa e sull’Asia”. The New Arab commenta così la visita di tre giorni di Biden in Medio Oriente, cominciata il 13 luglio in Israele (nella foto: Joe Biden, a destra, all’arrivo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv). Il sito panarabo ricorda che “Biden è il primo presidente a viaggiare direttamente da Israele all’Arabia Saudita, la sua ultima tappa prima di tornare a Washington. L’itinerario rispecchia le relazioni più amichevoli tra Israele e i suoi vicini arabi, un grande cambiamento che sta rimodellando la politica regionale”. Di fronte alle critiche delle settimane scorse, Biden ha difeso sul quotidiano statunitense The Washington Post la sua decisione di andare in Arabia Saudita, in passato criticata per il mancato rispetto dei diritti umani, e di incontrare il principe ereditario Mohammed bin Salman, sostenendo che una “relazione diretta” con Riyadh è necessaria per garantire la sicurezza degli Stati Uniti. Secondo The Arab Weekly, l’obiettivo di Biden è “fare pressioni per aumentare la produzione petrolifera saudita nella speranza di contenere l’impennata del costo del carburante e dell’inflazione in patria”. La sua visita però, continua il giornale panarabo, segna anche un altro cambiamento: “La rinuncia ai tentativi chiaramente irrealistici di emarginare il principe ereditario saudita” per la sua responsabilità nell’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, avvenuto a Istanbul nel 2018, e l’impegno a trovare un equilibrio tra “rottura e continuità” rispetto all’eredità del predecessore di Biden, Donald Trump. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1469 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati