Stella cadente nel firmamento dei più grandi interpreti del novecento, Jacqueline du Pré (1945-1987) ebbe un destino folgorante, interrotto presto dalla sclerosi multipla. Quando aveva ventun anni, ed era già famosa, incontrò Daniel Barenboim: fu un colpo di fulmine e un esempio di osmosi musicale. Diventarono il punto di riferimento di un gruppo di amici (Pinchas Zukerman, Itzhak Perlman, Zubin Mehta, Vladimir Ashkenazy) che avrebbe radicalmente ringiovanito il mondo della musica classica. Ma nel 1971 le prime manifestazioni della malattia l’obbligarono a rallentare l’attività e nel 1973 a interromperla. La Warner raccoglie qui tutti i dischi che la violoncellista realizzò per la Emi dal 1962 al 1972, con in più qualche registrazione radiofonica. Aveva una musicalità elettrizzante e apparentemente istintiva, anche grazie al suo maestro William Pleeth, a cui si unirono Paul Tortelier, Mstislav Rostropovič e i consigli di Pau Casals. Interprete apertamente romantica, aveva un tocco intenso e personale: alta e slanciata, usava il corpo e tutta la lunghezza dell’archetto per assaltare ogni esecuzione come una questione di vita o di morte. Era una musicista da camera di altissimo livello e una solista la cui eloquenza non ha ancora smesso di travolgere gli ascoltatori.
Patrick Szersnovicz, Diapason

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Questo articolo è uscito sul numero 1470 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati