All’inizio del 2022 un delicato ma pacifico passaggio di poteri aveva alimentato la speranza che la Somalia si stesse finalmente avviando verso una certa stabilità politica. Ma l’attacco del 19 e 20 agosto a un hotel di Mogadiscio, in cui sono state uccise almeno 21 persone, dimostra i rischi per la sicurezza che il paese deve affrontare, nonostante le promesse della nuova amministrazione del presidente Hassan Sheikh Mohamud di sconfiggere gli estremisti sul piano ideologico, economico e militare.

Alcuni miliziani armati del gruppo jihadista Al Shabaab hanno assaltato l’hotel, prendendo in ostaggio molti civili. Dopo trenta ore le forze di sicurezza hanno messo fine al sequestro. Questo gruppo terroristico, affiliato ad Al Qaeda, controlla gran parte delle regioni meridionali e centrali della Somalia. Non è la prima volta che prende di mira civili e forze dell’ordine nei territori sotto l’autorità del governo. Negli ultimi anni Al Shabaab si è rafforzato, approfittando della crisi umanitaria in Somalia e del caos nei paesi vicini.

Il paese vive anche una grave crisi umanitaria causata della siccità. Finché le istituzioni saranno fragili e dipendenti dalla benevolenza dei finanziatori internazionali, sarà facile per i miliziani conservare il proprio potere. Non esistono ricette magiche. Ma per cominciare il governo di Mogadiscio e i suoi sostenitori dovrebbero adottare un approccio che affronti tutti i problemi, concentrandosi sulla fornitura di servizi essenziali, beni e assistenza alla popolazione, e allo stesso tempo costruendo un sistema di sicurezza efficace e sostenibile attraverso un consenso politico ampio. Il consolidamento dello stato e le operazioni antiterrorismo dovrebbero andare di pari passo e la comunità internazionale dovrebbe sostenere la Somalia nella sua lotta per la sopravvivenza. ◆ fdl

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Questo articolo è uscito sul numero 1475 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati