Le famiglie tendono all’entropia? Cosa succede ai misteri familiari che si tramandano di generazione in generazione? Maisy Card solleva questa costellazione di domande nel suo romanzo d’esordio. Ma non pretende di rispondere né di mettere in ordine la vita dei suoi personaggi. Piuttosto, offre un libro traboccante di umanità schietta e senza fronzoli. Introduce Abel Paisley, un giamaicano di 69 anni i cui antenati, discendenti e parenti popolano il romanzo. Le relazioni sono così complesse che Card fornisce ai lettori un albero genealogico per non perdersi. Intere famiglie sono sintetizzate in due pagine, storie che si accumulano come strati di terra. Viaggiamo tra la Giamaica e New York, perseguitati da fantasmi, crudeli sorveglianti bianchi, membri della famiglia con dipendenze e il peso di una storia tormentata dallo sfruttamento bianco. Card analizza l’impatto del razzismo interiorizzato dai giamaicani neri, mentre i bianchi in Giamaica e negli Stati Uniti abusano dei loro privilegi. La storia della famiglia di Abel si svolge in modo disordinato, ma con un arco che tiene tutto insieme. Card collega familiari e storie che apparentemente non hanno niente in comune, lasciando dei vuoti per le congetture. Quale memoria è accurata? Quale giudizio è affidabile? Nessuno sfugge al trauma generazionale.
Martha Anne Toll, The Washington Post
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Questo articolo è uscito sul numero 1479 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati