A Tom non ne va bene una. Per tutto il giorno, questo commesso di un negozio per culturisti si chiede cosa stia facendo della sua vita. Somministra ai suoi clienti integratori alimentari, perde tempo a guardare video di allenatori e nutrizionisti, ripete gli stessi gesti in palestra. Si nutre di oblio e di vuoto. Ma questo non è il peggio. Tom ha appena compiuto cinquant’anni e sua moglie, Mathilde, gli ha preparato una sorpresa. Il loro figlio è stato appena lasciato e sta tornando a casa. Come se non bastasse, il padre di Tom, Maurice, ha il cancro e va a vivere con loro. “Bisogna stare in guardia, aspettarsi il peggio, perché alla fine è il peggio che accade”, ripete Tom a se stesso. Infatti, mentre aiuta una donna per strada, si trova costretto ad accoglierla in casa. La tragedia si trasforma in commedia quando, la sera, Mathilde serve delle polpette alla donna che, in lacrime, spiega: “Ecco di cosa sono fatta… Perché sono una mucca!”. N7A, questo è il suo nome, sembra una donna ma geneticamente è un bovino. Il suo proprietario l’ha creata per avere compagnia. Tutto questo è mostruoso e terribilmente divertente. N7A è una mucca? È pazza o sta dicendo la verità? Gunzig gioca con le apparenze e la buona coscienza. E c’insegna una verità: dobbiamo imparare a morire… di risate! Perché alla nostra epoca manca proprio l’umorismo. Così l’ironia, sotto la sua penna, è uno stimolo alla riflessione. L’autore prende in giro i nostri cliché sulla coppia, sulla virilità, sulla riduzione delle donne a bestiame. Il registro fantastico ci permette di porre domande sul genere, sui rifugiati, sul razzismo, sull’ecologia, e ci mette di fronte alle nostre contraddizioni e alla nostra ipocrisia. Forse non siamo quello che pensiamo di essere.
Alice Develey, Le Figaro
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Questo articolo è uscito sul numero 1479 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati