Il 23 settembre il comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha preso una decisione storica per la giustizia climatica. I giuristi di Ginevra hanno stabilito che l’Australia non ha protetto gli abitanti indigeni delle isole dello stretto di Torres dagli effetti del cambiamento climatico e che per questo Canberra deve risarcirli. “L’indennizzo non riguarda solo i danni economici, ma anche la violazione di alcuni diritti umani”, scrive The Converation, “come quello alla casa, all’unità familiare e all’accesso alla propria cultura”. La denuncia risale al 2019, quando il governo australiano era guidato da Scott Morrison: otto isolani denunciarono che i cambiamenti climatici minavano il loro sostentamento. Inoltre le mareggiate, sempre più potenti, avevano distrutto i cimiteri di famiglia, rendendo impossibili i riti per gli antenati, una pratica religiosa centrale per la loro cultura. Nel mondo sono molte le richieste di risarcimento per i danni causati dal cambiamento climatico, “per questo la decisione del comitato è un precedente significativo”, scrive il Guardian: “Alla Cop27 sarà un riferimento nuovo per i sostenitori del loss and damage , il principio secondo cui le economie sviluppate, più responsabili delle emissioni, devono assumersi i costi umani ed economici causati dalle catastrofi ambientali nei paesi poveri”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1480 di Internazionale, a pagina 42. Compra questo numero | Abbonati