La trama di Simón va avanti con un’ammirevole attenzione al contesto degli anni dal 1992 al 2018, ai cambiamenti della città di Barcellona e a quelli dei ragazzi che ci vivono, protagonisti di una storia di perdenti. L’ambientazione è quella del mercato di Sant Antoni, con i suoi libri usati e antichi. Ma è il personaggio principale, Simón, che cattura davvero il lettore. La grazia del romanzo risiede nella cura con cui ogni personaggio si fa carico delle proprie debolezze, dei complessi e delle paure. Otero evita la demagogia (nonostante i colpi invisibili che sferra qua e là) e preferisce attaccarsi amorevolmente e dolorosamente alla pelle di una manciata di personaggi, alle loro sconfitte e alle loro disillusioni. Ma tutti fanno perno su Simón e sulla sua educazione sentimentale legata ai libri erotici ottocenteschi. C’è qualcosa di triste nell’epopea della sconfitta di questi moschettieri di quartiere, che hanno contro di sé tutte o quasi le carte in tavola. E quando alcune carte sono più benevole, si portano addosso il profumo di un crimine, e allo stesso tempo di una biblioteca.
Jordi Gracia, El País
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Questo articolo è uscito sul numero 1480 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati