La crisi sociale s’intensifica in Tunisia. Per i cittadini le condizioni di vita sono diventate “soffocanti”, scrive il quotidiano La Presse. C’è penuria di generi alimentari di uso quotidiano come lo zucchero, l’acqua imbottigliata e la farina (nella foto, un supermercato ad Ariana, vicino a Tunisi). E con un’inflazione che ha raggiunto l’8,6 per cento, scrive il settimanale tunisino Réalités, le famiglie non riescono ad arrivare a fine mese. Tuttavia non sembra che il presidente Kais Saied, che dal luglio 2021 gode di ampissimi poteri, si renda conto della gravità della situazione. Nei quartieri periferici di Tunisi e nelle città del centro del paese vanno avanti da settimane le manifestazioni notturne, in cui i partecipanti brandiscono filoni di pane chiedendo: “Lavoro, libertà e dignità”. Le proteste sono state innescate anche da un evento accaduto il 24 settembre, riporta il sito Business News. A Mornag, nella periferia di Tunisi, un giovane di 25 anni, Amine, si è suicidato dopo che la polizia municipale aveva confiscato la bilancia che usava per vendere la frutta, senza autorizzazione, vicino al mercato. La sua storia ricorda molto quella di Mohamed Bouazizi, che il 17 dicembre 2010 nella città di Sidi Bouzid si diede fuoco in segno di protesta. Il suo gesto accese la miccia della rivoluzione dei gelsomini, che portò alla fine della dittatura di Zine el Abidine Ben Ali.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1480 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati