Il romanzo di Burhan Sönmez Pietra e ombra si articola in due filoni narrativi diversi che s’intersecano di volta in volta e terminano nel cimitero di Merkezefendi a Istanbul, in Turchia. Il primo racconta la storia di Avdo, un intagliatore di lapidi, mentre il secondo narra la storia dell’Uomo dai Sette Nomi (Ali, Haydar, Gesù, Musa, Muhammad, Giona, Adamo), che ha perso la memoria e ha passato una vita a cercare di scoprire chi è, viaggiando a questo scopo di città in città e di paese in paese. Da ragazzo Avdo si sposta da una città all’altra per ritrovare la madre, che ha perso al mercato di Urfa. Impara molte lingue e credenze religiose che sono sempre esistite e sempre esisteranno in queste antiche terre, ma non sceglie una lingua o a una religione in particolare. Avdo dev’essere visto come il rappresentante delle lingue e delle credenze condivise da gran parte degli esseri umani in questa vasta area del mondo, che si estende dalla pianura di Haymana a quella mesopotamica, da Istanbul a Dersim, da Gerusalemme al Cairo, e che è patrimonio comune. Pietra e ombra è anche un romanzo che prende posizione. Sostenendo il popolo di Dersim durante la ribellione del 1937, gli alawiti durante i conflitti con l’impero ottomano, il profeta Giona a Ninive, il re Priamo durante la guerra di Troia, gli studenti durante gli scontri con il sistema e tutte le credenze e le lingue che sono emarginate, disprezzate e ignorate in questa antica parte del mondo. Toprak Aras, Cumhuriyets
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Questo articolo è uscito sul numero 1485 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati