Cultura Libri
Pietra e ombra
368 pagine, 18,50 euro

Il romanzo di Burhan Sönmez Pietra e ombra si articola in due filoni narrativi diversi che s’intersecano di volta in volta e terminano nel cimitero di Merkezefendi a Istanbul, in Turchia. Il primo racconta la storia di Avdo, un intagliatore di lapidi, mentre il secondo narra la storia dell’Uomo dai Sette Nomi (Ali, Haydar, Gesù, Musa, Muhammad, Giona, Adamo), che ha perso la memoria e ha passato una vita a cercare di scoprire chi è, viaggiando a questo scopo di città in città e di paese in paese. Da ragazzo Avdo si sposta da una città all’altra per ritrovare la madre, che ha perso al mercato di Urfa. Impara molte lingue e credenze religiose che sono sempre esistite e sempre esisteranno in queste antiche terre, ma non sceglie una lingua o a una religione in particolare. Avdo dev’essere visto come il rappresentante delle lingue e delle credenze condivise da gran parte degli esseri umani in questa vasta area del mondo, che si estende dalla pianura di Haymana a quella mesopotamica, da Istanbul a Dersim, da Gerusalemme al Cairo, e che è patrimonio comune. Pietra e ombra è anche un romanzo che prende posizione. Sostenendo il popolo di Dersim durante la ribellione del 1937, gli alawiti durante i conflitti con l’impero ottomano, il profeta Giona a Ninive, il re Priamo durante la guerra di Troia, gli studenti durante gli scontri con il sistema e tutte le credenze e le lingue che sono emarginate, disprezzate e ignorate in questa antica parte del mondo. Toprak Aras, Cumhuriyets

Trasparenti
304 pagine, 18,00 euro

Parlare della capitale Luanda significa anche parlare dell’Angola, delle migrazioni interne, delle privazioni, delle difficoltà, dei lussi, delle stravaganze, delle relazioni gerarchiche, della corruzione e del potere, in una realtà così accelerata che supera le possibilità della fiction. “Ho tentato di raccontare due trasparenze”, dice Ondjaki. “Una viene dal campo del fantastico: l’uomo che decide di non mangiare più, Odonato, e così si sente a suo agio, scopre il suo modo di vivere, sa che sta diventando trasparente”. Ma si parla anche di altre trasparenze: “Fare il ritratto di Luanda oggi implica parlare di alcune persone che sono trasparenti. E questo non succede solo in Angola: i poveri sono trasparenti ovunque. Sono trasparenti perché nessuno li vede, nessuno se ne preoccupa, se non in occasione delle elezioni”, spiega Ondjaki. Il Palazzo al centro del romanzo è un piccolo microcosmo della città: da lì passano (o vivono) il Postino, il VenditorediConchiglie, il Cieco, il CompagnoMuto, NonnaKunjikise, i Tassatori, l’Assessore, il Ministro, il suo GuardaLeSpalle, e Odonato, l’uomo che sta diventando trasparente. Più che fare critica sociale, si tratta di rendere conto della teatralità che attraversa la vita quotidiana dei luandesi: “L’esperienza del linguaggio a Luanda è molto permeabile, creativa, audace. Luanda è una città molto teatrale. Dipende dal ritmo, che ha a che fare con la danza ma anche con le parole. Ogni settimana, appaiono parole, danze e musiche nuove. Non è una società statica. E sì, l’umorismo è una grande arma e anche un’autodifesa”. La Luanda di Ondjaki è una città che sta cercando di reinventarsi, di pensare a se stessa, di trovare il suo posto. Raquel Ribeiro, Publico

Oltremare
192 pagine, 16,00 euro

Bolivar, un pescatore di un villaggio sudamericano senza nome, sente che sta per arrivare una tempesta, ma esce comunque in mare, affiancato da Hector, un ragazzo dai capelli lunghi. Bolivar e Hector si spingono al largo, sicuri del loro potere sulla natura. Per uno scherzo del destino, i due sono spazzati via dal mare e devono cercare di sopravvivere. Oltremare è un romanzo scarno e liricamente preciso. I tempi morti e gli eventi improvvisi della vita su una barca sperduta in mare aperto assumono verso la fine una qualità onirica, perfino allucinatoria, ottenuta grazie alla chiarezza della visione. È un mondo in cui il tempo scorre, si ferma, si affretta e sembra abbandonare quasi completamente i pescatori. Nel corso del libro, l’amicizia tra i due protagonisti cambia. Scopriamo le loro storie e le cause della loro vulnerabilità. Nonostante qualche accenno al presente, Oltremare rimane in gran parte un romanzo isolato, slegato dal mondo contemporaneo. Paul Lynch ci offre una buona storia, anche se non è abbastanza avvincente da renderla memorabile. Seán Hewitt, The Irish Times

Se vado via
400 pagine, 19,00 euro

In una casa di riposo in California, Lilia, un’ottuagenaria di origini lituane tre volte vedova, scrive un libro di memorie, destinato a essere letto, dopo la sua morte, dalla nipote Katherine, cresciuta da Lilia dopo che sua madre, Lucy – figlia di Lilia –, si è uccisa. Lo spunto per i ricordi di Lilia è la morte del padre di Lucy, Roland, un aspirante scrittore che non ha mai saputo della sua esistenza. Lilia riempie i punti ciechi mentre il romanzo passa dal diario di Roland alla narrazione in terza persona ancorata al suo punto di vista. Ma il tema e la struttura sono meno lineari di quanto possa sembrare. Leggere Se vado via somiglia a volte a quello che si prova quando ci s’imbatte in un baule di documenti personali: c’è vita in abbondanza, ma un po’ più di forma e di compromessi narrativi avrebbero aiutato il romanzo. Il suicidio di Lucy rimane inspiegabile, anche per Katherine. Se alla fine non si riesce a fare luce, forse non è per i difetti del libro quanto per la trappola di considerare il suicidio come un mistero da risolvere. Anthony Cummins, The Guardian

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1485 - 4 novembre 2022
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