Su per la scalinata al parco
trovo un ciuccio smarrito
un tacco rotto di scarpa da donna
e un tappo a corona
dorato dalla pioggia mattutina.
Da queste cose, penso,
si sarebbe potuto creare un mondo.
Sarebbe stato un mondo incantevole –
e indicibilmente triste, ovviamente,
perché sarebbe stato il nostro.
Ulrik Farestad è un poeta e traduttore norvegese nato nel 1984. Questa poesia è tratta dalla sua seconda raccolta, Sangen og katastrofen (“Canzone e catastrofe”, Bokvennen 2017). Traduzione dal norvegese di Dario Borso.
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Questo articolo è uscito sul numero 1485 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati